l’Italia dei senza voce

Nelle cronache di Storni l’Italia dei senza voce

 
 
 

La copertina del libro “Sparategli!”

FIRENZE. A prima vista il nuovo libro di Jacopo Storni “Sparategli. Nuovi schiavi d’Italia” potrebbe sembrare un testo che va ad aggiungersi ai molti che, nella saggistica o nel reportage, hanno raccontato storie di vita difficili, emarginate, sfortunate ed infelici.
E invece, grazie anche ad un rigoroso giornalismo sociale, lo Storni ricompone la vita delle persone e, in questo meticoloso ed appassionato viaggio di conoscenza, ricuce identità e culture di origine. Persone che ritrovano “la messa a fuoco” della loro esistenza e popoli che finalmente vengono narrati.“Benvenuti in provincia di Latina. Benvenuti tra zucche e insalata, cavoli e fiori di zucca, cocomeri e kiwi …..raccolti da una moltitudine di sikh, gli indiani discepoli di Guru Nanak. Spiritualissimi …. Vengono dal Punjab… per sfuggire all’instabilità politica e… alla crisi economica”.

Si, sono arrivati in oltre ventimila da quella regione a nord ovest dell’India per cercare fortuna in Occidente. E qui, da noi, in questi nostri campi, lavorano quattordici ore al giorno, chiamando padrone chi li ingaggia e chi pretende, al suo cospetto, tre passi indietro. Guadagnano non più di tre euro l’ora e sono appellati con le parole dell’ignoranza: “Bin Laden”, “terroristi”, “musulmani”.

Ma loro pregano “nella loro cattedrale indiana nella pancia del Lazio… non protestano, non si lamentano.Ingoiano sofferenza, fagocitano ogni oppressione. Instancabili, dedicano anima e corpo alla professione. E’ l’essenza della loro cultura…. fondata sul lavoro, attraverso la quale passa l’elevazione dell’anima”.

E l’elevazione della nostra anima da cosa passa? L’autore implica il suo lettore, sempre. E raggiunge il suo scopo “civile” e narrativo perché argomenta, denuncia ed informa, ma soprattutto perché intrattiene con una intensa capacità descrittiva. E, come succede in letteratura, queste storie diventano una storia. La storia di un viaggio durato più di un anno.

Nella vicenda narrata nessuno è escluso: i politici, la gente comune, la malavita, le donne e gli uomini d’Italia e di altre terre.
Niente è trascurato, i profumi del cibo e gli odori brutti della miseria; con la grazia e la forza di parole che hanno ancora un senso e con la maestria di un disegnatore, Jacopo Storni ri-crea per noi mondi che probabilmente non vedremo mai se non rattrappiti nelle cronache quotidiane o nelle strumentalità del dialogo politico.

L’Italia è avvolta da un alone di freddo polare” dice l’autore incontrando Gazim in una gelida giornata fiorentina.

Questa storia è anche la nostra storia.

l’Italia dei senza voceultima modifica: 2011-09-09T19:34:47+02:00da paoloteruzzi
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