Nessuna verità per Vik. Ancora

Nessuna verità per Vik. Ancora

 
 
 
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Ad ogni udienza si ripete la pantomima pseudo-garantista per cui di volta in volta la Procura Militare si degna di fornire brandelli di elementi di prova raccolti in aprile, gli avvocati difensori chiedono un rinvio dell’udienza per poterli esaminare, il Tribunale lo concede e così di rinvio in rinvio il tempo passa nella speranza che la situazione decanti e sulla morte di Vittorio si stenda la polvere dell’oblio.
Accadono cose incomprensibili, a maggior ragione se consideriamo che il processo si tiene avanti a un Tribunale Militare, in una situazione bellica, nel contesto che conosciamo: i testimoni non si presentano, la Corte ne prende atto, nuovo rinvio”.
Così scriveva per il manifesto Gilberto Pagani – legale che assiste la famiglia Arrigoni – all’indomani delle “prime dieci” udienze del processo agli imputati del sequestro e dell’assassinio di Vittorio Arrigoni.
 
Pochi giorni fa un’altra sedicente udienza si è svolta nei tribunali militari di Gaza City, durata giusto il tempo di rinviare al 16 gennaio la prossima seduta.
Quando sappiamo che Michele Giorgio si appresta a pubblicare il resoconto di un’ennesima tappa di questo processo, credo che – come noi – molti si affrettino a cercare una delle rare copie de il manifesto in edicola, sperando di sapere, finalmente, almeno una briciola di verità.
Poi si richiude il giornale con un senso di impotenza e costernazione.
 
La sera del 14 aprile scorso, la domanda che ci ponevamo era: perché Vittorio è stato rapito? Il 15 aprile era: perché è stato ucciso ancora prima della scadenza dell’ultimatum?
È impossibile “accontentarsi” della versione delle prime ore: un gruppo di sedicenti salafiti che scelgono un “occidentale” per chiedere la liberazione di tale Hisham Al-Saidni. È impossibile perché una verità non è stata scritta, la giustizia non si è compiuta. Non ci sono state indagini approfondite, non c’è stato alcun interessamento dalle istituzioni italiane e, nonostante le garanzie date da Hamas subito dopo l’omicidio, il dubbio che il governo di Gaza non voglia fare chiarezza diventa più forte.
 
Alle due domande di aprile, punti di domanda sospesi in un cielo di rabbia e dolore, si aggiunge quella più amara di sapere se verrà mai resa giustizia a chi ha lottato per portarne un po’ in quella terra. Una terra violentata da ingiustizie perpetrate in un assordante silenzio.
 
Eppure, ancora una volta la famiglia Arrigoni, con un animo raro e ammirevole, ci indica la strada, riaccende di una debole luce quella speranza che istante dopo istante si fa più flebile.
In una lettera resa nota dal PCHR di Gaza, Egidia e Alessandra chiedono la verità e, in ogni caso, di non applicare ai colpevoli la pena di morte prevista.
 
Perché così avrebbe voluto Vittorio. Perché è un’inversione di rotta nella storia di quell’angolo di mondo, il cui motore è troppo spesso la sete di vendetta e la violenza che porta altra violenza.
 
 
di Ilaria Brusadelli
Nessuna verità per Vik. Ancoraultima modifica: 2012-01-09T19:31:56+01:00da paoloteruzzi
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