Quanti misteri attorno alla morte di Vittorio Arrigoni!

  • Alberto Maria Melis Scrive Roberto Malini, di EveryOne, sulla sua bacheca: Vittorio Arrigoni, poco prima di morire, si è avvicinato alla tragedia dei prigionieri del Sinai ed è venuto a conoscenza dei legami fra il Movimento di resistenza islamico e il traffico di esseri umani, organi, armi e droghe pesanti. (…)

    Milano, 18 aprile 2011. La morte di Vittorio Arrigoni pone l’accento su un problema drammatico, un problema di civiltà che riguarda tutte le nazioni del mondo: la condizione dei difensori dei diritti umani. Si tratta di operatori umanitari che si occupano della tutela di individui e gruppi sociali perseguitati, agendo secondo la filosofia nonviolenta all’interno di paesi le cui istituzioni e autorità hanno legittimato abusi e persecuzioni. La missione dei difensori dei diritti umani è riconosciuta dalle Nazioni Unite attraverso la Dichiarazione sui diritti e le responsabilità degli individui, dei gruppi e delle istituzioni sociali per promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciuti, adottata nel 1998. I difensori dei diritti umani affrontano quotidianamente grandi rischi e subiscono, spesso da parte delle autorità, controlli e pedinamenti, intimidazioni, denunce, perquisizioni, arresti, processi iniqui. Nei casi più gravi, sono soggetti a violenze, torture e spesso perdono la vita in circostanze che rimangono oscure. La tutela che le istituzioni internazionali offrono ai difensori dei diritti umani è inadeguata e i rapporti delle organizzazioni che tentano di offrire loro un minimo di protezione, principalmente FrontLine e Human Rights First, raccontano ogni anno di atti di persecuzione e omicidi che colpiscono gli “human rights defenders”. Le Nazioni Unite hanno affidato allo Special Rapporteur sui Difensori dei Diritti Umani il monitoraggio di questi coraggiosi custodi della civiltà. Vittorio Arrigoni era un difensore dei diritti umani ed è stato rapito e assassinato a Gaza City. In questi giorni di dolore, è importante svolgere indagini attente, evitando le teorie che nascono da ideologie di fazione, altrimenti la verità su un dramma inaccettabile rischierà di rimanere impigliata nelle ragnatele della propaganda. Le dichiarazioni delle autorità che operano nella striscia di Gaza sono contraddittorie e chi si occupa di diritti umani sa che questo è un indizio da non trascurare. E’ evidente che si sta cercando di insabbiare il movente degli assassini. Quando è stata resa ufficiale la notizia della morte di Vittorio Arrigoni, l’ufficio stampa di Hamas ha attribuito il crimine alla Brigata dei Valorosi Compagni del Profeta Mohammed bin Moslima. Poco dopo dichiarava di aver arrestato due membri di tale “cellula impazzita” salafita. Ben presto, tuttavia (e il Gruppo EveryOne è stato il primo a rivelarlo), risultava inesistente tale setta nell’arcipelago dei gruppi salafiti, mentre gli uomini fermati da Hamas erano ben conosciuti al Movimento di resistenza islamico, facendo parte dell’organizzazione al Tawhid wal-Jihad (monoteismo e guerra santa). Si tratta dei dirigenti delle forze dell’ordine di Hamas Farid Bahar e Tamer al-Hasasnah. Ieri Hamas ha fatto sapere attraverso un portavoce che i due agenti avrebbero confessato l’omicidio. Hamas Farid Bahar avrebbe soffocato l’attivista italiano con del nastro adesivo, mentre Tamer al-Hasasnah avrebbe avuto il compito di basista. In un primo momento Hamas ha dichiarato che i due arrestati erano attesi dalla pena capitale per crimini gravi contro l’Islam. Successivamente, in seguito alla protesta trasmessa dal Gruppo EveryOne all’Autorità palestinese e alle istituzioni internazionali, l’ipotesi di una rapida esecuzione sembrerebbe rientrata. Ed ecco che dall’ufficio stampa di Hamas viene espresso un nuovo nome: Abdel Rahman detto il Giordano. Sarebbe lui il cervello dell’azione criminale contro Vittorio Arrigoni, mentre i due agenti di polizia sarebbero stati da lui persuasi ad attuare l’esecuzione. Ma come sarebbe giunto nella striscia di Gaza il killer giordano? Hamas ci spiega che si sarebbe infiltrato nei territori passando attraverso uno dei tunnel che collegano la Rafah egiziana alla parte palestinese dell’omonima città. Si tratta di una spiegazione assolutamente inverosimile, poiché i tunnel fra le due Rafah sono strettamente controllati dai trafficanti beduini che collaborano con Hamas sia in entrata che in uscita, come gli “smugglers” palestinesi hanno più volte affermato sia parlando da Radio Hamas, sia rilasciando interviste ai quotidiani occidentali. Vi è inoltre una chiara contraddizione nella ricostruzione di Hamas, quando spiega come le autorità siano arrivate al nome di Abdel Raman. L’ufficio stampa di Hamas, infatti, ha dichiarato che il nome del “giordano” sarebbe stato fatto durante gli interrogatori da uno dei due arrestati: Haitem Salfiti. Questo nome, tuttavia, è del tutto nuovo e non corrisponde ai nomi dei prigionieri comunicati dal Movimento di resistenza islamico poco dopo l’arresto dei due. Mentre il corpo di Vik ha raggiunto il Cairo, da dove sarà trasferito in Italia, la polizia di Hamas ha ricevuto l’ordine di identificare e catturare il misterioso “giordano”. Il Gruppo EveryOne, nel frattempo, ha ribadito la richiesta alle Nazioni Unite, all’Unione europea e al governo italiano di costituire una commissione di inchiesta che valuti gli esiti delle indagini effettuate dalla polizia di Hamas (i cui agenti hanno assassinato – repetita juvant – il povero Vittorio Arrigoni) e di ascoltare la versione dei fatti dalla voce di Farid Bahar e Tamer al-Hasasnah, oltre che di Haitem Salfiti, il cui nome figurerebbe adesso fra i sospettati del crimine. Il Gruppo EveryOne chiede inoltre che la commissione valuti l’eventualità che fra i moventi possibili alla base della morte di Vittorio Arrigoni vi siano le informazioni in possesso dell’attivista, che era iscritto al Gruppo Facebook “Per la liberazione dei prigionieri nel Sinai” (con il suo caratteristico pseudonimo di “Vittorio Utopia”) e dunque era interessato alla condizione di prigionia dei profughi africani. E’ noto che alcuni dei carcerieri e aguzzini dei migranti subsahariani – come Abu Khaled – appartengono proprio ad Hamas e si muovono con disinvoltura fra Rafah e Gaza City. Visto che nei primi giorni di maggio era prevista una visita di Vittorio Arrigoni a Palermo, dove avrebbe incontrato gli attivisti del centro sociale “Anomalia”, deve essere presa in considerazione l’ipotesi che qualcuno possa aver deciso di chiudergli la bocca per sempre.Mostra tutto

Quanti misteri attorno alla morte di Vittorio Arrigoni!ultima modifica: 2011-04-20T00:20:00+02:00da paoloteruzzi
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