don paolo farinella e il partito dell’amore

DICE «AMORE», MA INTENDE «BORDELLO» – di Paolo Farinella, prete
post pubblicato in Paolo Farinella prete, il 31 dicembre 2009
 

La caduta del papa, per un verso non ci voleva perché poteva oscurare quella di Berlusconi, il quale deve essere «er mejo» sempre. Se anche il papa si mette tra gli «oscuratori», Berlusconi trema e allora si corre subito ai ripari. Assente dai video perché impresentabile o perché in Svizzera a rifarsi calce e malta, diventa onnipresente con lettere, messaggi, telefonate. Poiché siamo a Natale e il papa sfodera il suo armamentario di buoni sentimenti, ecco il lupo fare da contraltare e s’inventa il partito dell’amore, come dire che un puttaniere esalta la verginità consacrata.

Il refrain ossessivo e vomitante è «l’amore vince l’odio», a patto che l’amore sia il suo e l’odio quello degli altri. L’opposizione muta da mesi e ormai da anni, preoccupata solo di autodistruggersi come meglio può, si scopre anche colpevole di «odio», proprio quell’opposizione che fin’ora ha fatto anche l’impossibile per trasformare la provvisorietà di Berlusconi in sistema definitivo, aprendogli le strade anche quelle chiuse pur di non disturbarlo nella sua azione di stupro della Nazione. L’opposizione, «questa» opposizione (tutta) che odia Berlusconi è un ossimoro stridente. Inesistente.

          Se si raccogliessero tutti gli insulti di Berlusconi contro i suoi «nemici» categoria da lui assunta, divulgata, affermata, rafforzata, estesa, dilagata, imposta, forse non basterebbe la Treccani e sentire parlare di «amore» uno che la moglie stessa accusa di frequentazioni di minorenni e che si consola con le prostitute e che non ha alcun ritegno nel dire menzogne documentate in sede penale, viene il voltastomaco che nemmeno una cura di supposte di cactus riesce a lenire.


Carfagna in falso bordone

         Come una Madonna, sulla grotta della politichetta appare la pulzella di Salerno, la vergine intemerata nonché ministra per intimi meriti di vicinanza al capo, donna Mara Carfagna che sale in cattedra non per spogliarsi e mostrare le sue abbondanze al popolo guardone, ma per denudare l’amore per la politica che «è amore, è passione … magari facessimo insieme le riforme con amore» (Repubblica, 28-12-2009, p. 13). Lei ha imparato questi ideali posando sul cubo. Per la cronaca: la ministra aveva preparato una legge che colpiva i clienti delle prostitute, ma il giorno prima si scopre che il suo capo passa la notte, più di una notte, con prostitute a lauto e diversificato pagamento. Vorremmo chiederle se è questo l’amore che ha in testa. e dove è finito il suo disegno di legge. O ci vuole un «lodo» che dichiari Berlusconi insindacabile anche se va a prostitute?

A seguire, Berlusconi colpito sulla via dell’amore da un colpo di duomo che gli ha deformato i connotati, scrive al papa che ormai considera suo collega e compagno di banco e gli dice innocente innocentino che «i principi cristiani sono al centro dell’azione del governo da me presieduto». Caspita! Nessuno se n’era accorto: i principi cristiani sono «al centro» come lo scudo fiscale che grida vendetta contro la morale cattolica; come la legge sugli immigrati che calpesta non solo l’etica cristiana, ma anche la natura stessa del diritto sia civile che canonico oltre la dottrina sociale della Chiesa; come la sua protervia di considerarsi il Messia e quindi un modello del popolo che lo vuole puttaniere, ladro, corrotto, corruttore, distruttore delle istituzioni di garanzia. Certo, nessuno ne dubita che i principi cristiani della corruzione di giudici e di testimoni siano al centro dell’azione del governo; così come tutti siamo certi che i principi cristiani della bugia istituzionalizzata, della falsità e del furto, della collusione con la mafia, del mantenimento diretto di un mafioso dentro casa sua (pura carità cristiana) siano al centro del suo governo. IL quale governo non fa altro che occuparsi della centralità dei principi cristiani che esigono di salvare il delinquente da qualsiasi incursione giudiziaria e da qualsiasi tribunale.

Il silenzio armonico dei vescovi e del Vaticano

In tutto questo scoppio improvviso di amore libero e a pagamento, colpisce la reazione del mondo clericale, sia vaticano che nei paraggi della Cei. Per mesi e mesi hanno taciuto su tutte le malefatte e immoralità dell’amante dell’amore e le timide dichiarazioni, dopo la protesta del popolo, sono state tutte generiche, buone per ogni minestra e stagione, attente e calibrate a non pronunciare mai il nome in omaggio al 1° comandamento: «Non nominare invano il nome di Berlusconi». All’improvviso, il giorno stesso del colpo di duomo, il comunicato ufficiale presenta la solidarietà «istituzionale ecclesiastica» non in modo generico, ma con nome cognome e indirizzo: «Solidarietà al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi». Oh, cribbio! allora sanno che c’è e sanno anche chi è! Se fossero stati coerenti con le dichiarazioni estive, avrebbero dovuto dire: «Solidarietà a tutti coloro che in un modo o nell’altro sono colpiti da qualche duomo di Milano o altro edificio religioso, che volando colpisce il volto di qualche autorità»: in questo modo in futuro avrebbero potuto riciclarla, senza dovere nemmeno cambiare il nome.

Di fronte al magnaccia dell’amore (a pagamento) che ha trasformato l’Italia in un ring di rissa permanente, la suprema autorità ecclesiastica non trova altro da fare che un sorrisetto di circostanza, trovandosi spazzata perché il lestofante ha ventilato sotto i loro naso un assegno di 130 mln di euro, dicendo espressamente che la loro provenienza è delinquenziale perché sono presi dal 5% della tassazione dello scudo fiscale. Se i vescovi dicono che lo scudo fiscale è immorale, addio 130 mln alle scuole cattoliche; se non lo dicono incassano i soldi, ma vengono meno ai loro stessi principi cristiani che stanno al centro del governo perché sono scappati anche dalla periferia ecclesiastica. Berlusconi sta manovrando la gerarchia, la quale si lascia manovrare abbondantemente e liberamente: la tiene in pugno con promesse equivoche. La Cei e il vaticano potranno forse incassare alcune leggi «pro tempore», come il testamento biologico, le coppie di fatto, la RU846. Vittorie di Pirro che verranno spazzate via sia dalla prassi che dal tempo, ma lasceranno conseguenze difficilmente insanabili nel tessuto della Chiesa sempre più scismatica, sempre più frantumata per l’azione diretta dei Vescovi e del vaticano che appaiono come sono al soldo di un uomo immorale, indegno, mafioso, corrotto e corruttore. Verranno giorni e non sono lontani, in cui il conto da pagare sarà salato, e i tralci secchi verranno tagliati e gettati nel fuoco perché inutili, perché deleteri.

Avremmo voluto che in questi giorni natalizi, dopo le esternazioni blasfeme di un uomo malato e non «compos sui», che il papa, o almanco il segretario di Stato (campa cavallo!) o il presidente della Cei che ancora mantiene una parvenza di moralità personale, rimandassero al mittente le annessioni indebiti e gli dicessero: «Sig. Presidente del Consiglio, le consigliamo di tacere e di dedicarsi alla restaurazione del suo cerone, lasci stare i principi cristiani, piuttosto li viva e ne dia l’esempio personale; non proclami sentimenti più grandi di lei, di cui è incapace di capirne la portata; faccia un servizio al Paese: si dimetta e si faccia curare in una clinica, magari la stessa dove è stata portata la ragazza svizzera che ha fatto cadere il papa». Mi auguro un sussulto di dignità, me lo auguro quasi per fare coraggio a me stesso, sapendo che da quello orecchio la sordità è totale e assoluta.

Don Gelmini: strage di cuori

Sull’orizzonte all’improvviso come un colpo di fulmini appare anche don Gelmini, che aveva chiesto la riduzione allo stato laicale per non essere inquisito dal Vaticano di abusi sessuali sugli assistiti nella sua comunità. Quest’uomo in tv grida il suo amore a Berlusconi: «siamo innamorati di te». Mamma mia, una dichiarazione così ufficiale e pubblica mette in imbarazzo anche il Padre eterno che infatti, dicono le cronache, si è girato dall’altra parte e pare che abbia detto all’angelo che gli stava accanto: «In tutta la mia onesta carriera, mai nulla di ciò ho sentito e ora mi tocca anche ascoltare due cretini che amoreggiano in pubblico dopo che hanno fottuto come gli è parso. Quasi quasi li fulmino con un colpo solo» (poi è saltata la corrente e non se n’è fatto niente). «Abyssus abyssum invocat» (Sal 42/41,8) e più abisso di così neppure è immaginabile.

 La maledizione incombente

Dulcis in fundo: si apprende che Piersilvio sta per avere un maschietto e lo chiamerà Silvio per cui scordiamoci la velleità di un desiderio astratto: Silvio Berlusconi continuerà a esserci. Povero (si fa per dire) figliolo con un nome così il minimo che gli possa capitare è quello di somigliare al nonno: in questo caso mi auguro che lo curino fin da piccolo, perché gli adulti si guastano da bambini: dal mattino si vede il buon giorno. Auguri al pargolo, ma auguro al prete che lo battezzerà (se lo battezzeranno) di usare l’acqua di Lourdes in modo preventivo e speriamo che la Madonna abbia pietà di un condannato fin dalla nascita. Certo che il padre e la madre sono dei buontemponi che amano in modo esclusivo il figlioletto. Già, anch’essi sono inscritti al partito dell’amore, purché sia sempre a pagamento.

Corre voce alla voce B. Craxi

Corre voce che si voglia celebrare il decennale di Bettino Craxi in pompa magna con celebrazioni ufficiali alla presenza di «autorità civili, militari e religiose». Si dice che anche il presidente della repubblica sia stato arruolato per l’occasione. Che facciano quello che vogliano, purché non si omettano alcune cosette ormai definitive: a) fu un ladro per sua stessa ammissione in parlamento; b) fuggi all’estero per non essere processato e quindi fu giudicato in contumacia; c) ebbe tutte le garanzie costituzionali e in 3° grado di giudizio (Cassazione) fu dichiarato colpevole e condannato; d) non si sottomise alla legge, ma preferì morire contumace. Tecnicamente si dice che sia un delinquente. Per la legge italiana è un delinquente contumace, la cui pena si è estinta solo per morte sopraggiunta. e) il suo successore ed erede in politica e in malaffare di Stato, di mafia e di delinquenza è Silvio Berlusconi che ha fatto onore al suo padre e maestro.

Sapremo chi sono i «cattivi maestri» dai partecipanti alle celebrazioni: chi inneggia un delinquente; chi lo reintegra senza averne l’autorità, chi ne prosegue l’azione si mostrerà per quello che è: degno discepolo di Craxi Benedetto, in arte Bettino, di fatto ladro e corruttore di Stato. Mi auguro di non vedere alcuna veste nera di prete o fascia rossa di vescovi o berretti cardinalizi nei dintorni perché sarebbe la degradazione senza fine e l’autorizzazione a tutti di delinquere e di corrompere e lasciarsi corrompere a piacimento. Logicamente in nome della Legalità. Come sempre.

Vi auguro

Vi auguro un anno nuovo di ritorno tranquillo allo spirito e alla lettera della Costituzione, senza Berlusconi, né Carfagna da Salerno e compari e compare, né Bersani da Piacenza, né Di Pietro da Montenero: vi auguro un’Italia vuota di pupi e di papi, ma piena di gente vera e onesta, libera e lavoratrice.

Un pensiero particolare a tutte le donne e gli uomini che sono costretti a stare sui tetti per difendere il loro diritto al lavoro; alle famiglie con portatori di handicap, al 17% delle famiglie che non arrivano alla fine del mese, a tutti voi che sperate nella speranza. Una cosa è certa: noi non demorderemo e non ci stancheremo di impegnarci per risollevare le sorti del nostro Paese.

Buon anno 2010.
Genova 29 dicembre 2009
Paolo Farinella, prete

don paolo farinella e il partito dell’amoreultima modifica: 2010-01-04T21:45:00+01:00da paoloteruzzi
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