Dopo il picco del petrolio, andra’ a picco la globalizzazione

 
 
 
da CRITICAMENTE
 
 
 

La realta’ dimostra che nell’economia globalizzata, la poverta’ e’ l’unico fenomeno sostenibile

L’economia mondiale per decenni ha seguito la strada della globalizzazione. Il timone e’ stato tenuto dalle economie di scala ogni volta piu’ grandi a costi marginali sempre piu’ bassi, spingendo il settore manifatturiero a standardizzare e a ridurre radicalmente i costi attraverso l’outsorcing e il controllo della catena delle forniture.

Cosi si sono imposti la concentrazione dei fornitori e l’eliminazione delle inutili gestioni interne, la promozione delle fusioni e delle acquisizioni e la riduzione dei costi per assicurare un maggior ritorno per gli investitori e prezzi piu’ bassi per i clienti, in modo da aumentare il loro potere di acquisto e ingrossare le fila della cosiddetta classe media.

Si supponeva che questo processo globalizzatore di crescita portasse ricchezza dagli strati sociali piu’ alti fino ai piu’ bassi, distribuendola e permettendo a piu’ membri della classe media di diventare ricchi.

Pero’ la realta’ dimostra che, nell’economia globalizzata, la poverta’ e’ l’unico fenomeno sostenibile.

Anche se si puo’ sostenere che c’e’ stata la crescita e l’espansione del mercato, la quantita’ di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno non sono mai state tante come ora.

Si riteneva che il controllo dell’esplosione demografica fosse un fattore chiave per uno sviluppo sociale equo per tutti nel pianeta. Pero’ controllare la crescita della popolazione non e’ sufficiente.
L’azione piu’ decisiva che e’ necessaria – e la meno dibattuta – e’ cambiare il modello di business.
Il nostro sistema economico e’ sempre stato organizzato per l’efficienza, ma pero’ nessuno ha considerato la sufficienza. L’avidita’, invece della necessita’, e’ stata la musa ispiratrice della dinamica imprenditoriale. E il baratro tra i piu’ ricchi ed i piu’ poveri del mondo non e’ mai stato tanto ampio come ora.

L’alternativa, proposta dalla Blue economy e’ quello di soddisfare le nostre necessita’ di base con quel che abbiamo. E’ finta l’ora di cessare il consumo di piu’ della capacita’ reale del pianeta.
Per uscire dalla trappola della scarsita’ ed entrare nel mondo della sufficienza per tutti gli esseri senzienti, e non solo per la specie umana, dobbiamo introdurre innovazioni e tecnologie che forniscano nutrienti ed energia a cascata, proprio come fanno gli ecosistemi.

Amory Lovins ed i suoi esperti energetici del Rocky Mountain Institute hanno dimostrato che la societa’ moderna ha raggiunto nel 2007 il ‘picco del petrolio’ – nel momento in cui e l’estrazione annua dei combustibili fossili raggiunse il suo punto piu’ alto – e che da allora si stanno riducendo progressivamente le riserve. In questa situazione, abbattere il consumo e cercare fonti rinnovabili di energia e’ una necessita’ assoluta.

Ma la fine dell’era dell’accesso illimitato ai combustibili fossili porta con se’ il ‘picco della globalizzazione’.
Le imprese che si sono espanse fino a trasformarsi in multinazionali ora si confrontano con una tendenza di dinamica decrescente.

Le vincitrici saranno le piccole e medie imprese, ispirate da milioni di impresari che sapranno rispondere alle necessita’ di base delle loro comunita’ con le risorse locali disponibili.
Questo cambiamento permette di concepire un sistema competitivo nel quale il libero commercio ed il libero flusso degli investimenti stranieri diretti non saranno piu’ la chiave per il successo economico.

Il nuovo modello offrira’ opportunita’ alle imprese locali che saranno capaci di creare un’ampia alleanza di attivita’ economiche e sociali con molteplici guadagni e benefici.
Questo modello e’ l’alternativa alla camicia di forza imposta dal mantra dell’uniformato e globalizzato mondo contemporaneo: il giro di attivita’ e competenze essenziali e il suo feticcio, le analisi dei flussi di cassa.

Abbandonare il modello dell’Harvard Business School, che obbliga i manager a concentrarsi su un prodotto e un processo alla volta, permettera’ che David vinca un’altra volta Golia. David vincera’, non perche’ ha un accesso privilegiato ai mercati globali di capitale, lavoro, energia e minerali, ma perche’ l’accelerata espansione che ha incentivato la globalizzazione avra’ lasciato i giganti estremamente vulnerabili.

E, a differenza delle 500 corporazioni piu’ grandi che elenca la rivista Fortune, pochi imprenditori aspirano a rimpiazzare questi giganti e saranno soddisfatti se ognuno riuscira’ a mordere una porzione del 2 o 3% del mercato dei loro formidabili avversari.

Questo nuovo paradigma facilitera’ la venuta di sistemi decentralizzati di produzione e consumo che sono gia’ competitivi e tecnicamente percorribili in tutti i settori dell’economia, incluse il minerario, la forestazione, l’agricoltura, i metalli, la chimica l’energia e l’industria cartiera.
Il portafoglio di 100 innovazioni descritte in ‘Blue economy’ e’ i loro crescenti successi di mercato in tutti gli angoli del mondo, dimostrano che questi singoli successi non sono isolati ma parte de una nuova tendenza che chia ‘La fine della globalizzazione’.

Anche se la penetrazione completa della blue economy nel nostro tessuto sociale ed economico potrebbe richiedere qualche decennio, sta gia’ forgiando forze competitive guidate dalle necessita’ e dalle risorse locali.
Cosi nascera’ una nuova societa’ nella quale si creeranno posti di lavoro sufficienti, dove i migliori prodotti per la salute e l’ambiente saranno meno costosi e si creera’ capitale sociale con la semplice dinamica di essere piu’ produttivi e competitivi.
In definitiva, questo e’ quello che spera l’economia umana: realizzare molto di piu’ con molto meno.

* imprenditore e autore di ‘The Blue Economy’
Questo intervento e’ stato pubblicato su Tierrame’rica l’8 agosto 2011 con il titolo ‘Tras el pico del petróleo, la globalización se irá a pique’

(Tratto da: http://www.ariannaeditrice.it)

 
 
grazie
Dopo il picco del petrolio, andra’ a picco la globalizzazioneultima modifica: 2011-08-19T08:55:07+02:00da paoloteruzzi
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