Dov’era la Consob quando la Borsa tirava pacchi?

Grandi titoli su tutti i giornali sulla speculazione che ha travolto i listini distruggendo il valore delle banche italiane. La Consob convocata di domenica ha varato misure di emergenza invocate anche da molti politici. La dimostrazione che però il problema è un altro si è materializzato lunedì 11 quando anche le nuove regole non hanno impedito l’ennesimo tracollo. Non capiscono che i titoli scendono solo perché non c’è nessuno che li compra e la confusione politica sta facendo il resto. Ma provate a mettervi nei panni di un gestore di New York, Hong Kong o Tokyo che ha in portafoglio titoli di stato e azioni italiane e che tutte le mattine nella rassegna stampa legge di governo debole, scandali, deputati inquisiti, P3, P4, il ministro dell’economia che minaccia di dimettersi. Cosa pensate che faccia se non vendere tutto.

Dare la colpa alla speculazione è la spiegazione più semplice e ipocrita. Se non ci fosse, la gente non saprebbe neanche che c’è ancora la crisi. Ma dove erano costoro nel 1999 quando la speculazione, supportata dai media, portò le Tiscali da 3 a 60 euro attirando migliaia di risparmiatori rimasti poi col cerino in mano con il titolo che oggi vale 0,06 centesimi? O con le Fastweb e le Seat che valevano 250 e 7 euro ed oggi valgono 18 e 0,06. Dove erano? Perché non hanno sospeso al rialzo i titoli per impedire che qualcuno si facesse male? Ah, ho capito: la speculazione deve essere fermata solo quando i titoli crollano. Perché non dicono che le banche d’affari sparano sui mercati come se fossero in un videogame solo perché le banche centrali da due anni le riempiono di soldi a costo zero?

L’alibi della speculazione non regge visto che la stessa Consob martedì 12 ha detto che “le vendite sono effettive”. Stanno iniziando a vendere l’Italia ed il gioco si fa sempre più pericoloso. Un film già visto con la Grecia: aumento delle tasse, vendite di beni. Gli europei che contano però hanno già detto che salvare l’Italia sarà impossibile.

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