Draghi alla Bce, ecco chi ci guadagna

Alla fine Mario Draghi è stato nominato Governatore della Banca Centrale Europea in sostituzione di Trichet. La strada alla sua incoronazione si è spianata dopo la rinuncia dell’altrettanto titolato Axel Weber. Ma perché il tedesco se ne era andato sbattendo la porta senza pensarci un minuto? Semplice. La ricetta che aveva in mente, tipica degli osservatori del rigore monetario, era che i detentori dei debiti sovrani cioè banche, fondi e privati avrebbero dovuto assumersi la propria quota di perdite sul capitale. Posizione in netto contrasto con la politica di manica larga assunta da Trichet che per aiutare le banche si è messo a comperare titoli dei paesi in crisi e che lascia in eredità a Draghi pesanti perdite nel bilancio della Banca Centrale. Oltre a ciò Draghi dovrà mettere mano alla struttura e all’apparato dove funzionari della BCE ogni giorno sparano dichiarazioni che generano confusione e alla fine non si capisce più niente.

Trichet ha detto che i segnali di rischio per la stabilità finanziaria nell’area euro stanno lampeggiando sul rosso facendo capire che ci stiamo avvicinando ad una accelerazione significativa con gli spread di paesi come la Spagna e l’Italia schizzati ai massimi livelli. I mercati vacillano e gli investitori stanno comprando beni rifugio come i franchi svizzeri mentre i fondi avvoltoio rastrellano titoli di stato greci scontati del 50%. Questa è anche una crisi di leadership, di gente che è rimasta indietro preoccupata solo di gestire il potere. Invece di fare uno sforzo di fantasia e cercare finanziamenti dove ci sono i soldi e cioè in Asia rimangono aggrappati a vecchi schemi e vecchie regole ripiegati su se stessi non sapendo fare altro che stendere piani di austerità, tagli di spesa o vendere pezzi dello Stato come aeroporti e acquedotti mentre i debiti diventano sempre più grandi. L’acuirsi della crisi europea, come è successo nel Nord Africa, metterà fuori gioco questa classe politica incapace di stare al passo con la realtà?

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