Fosse comuni e forni crematori in Colombia

da paolo borrello

17 agosto 2010


Ormai è possibile affermare con certezza che, durante la presidenza di Uribe, in Colombia, le uccisioni, anche di civili, siano state ben più numerose di quanto si credeva fino ad ora. Nel corso della visita di una delegazione di sei eurodeputati è stata infatti accertata l’esistenza di  almeno una fossa comune. Molti contadini hanno dichiarato che ne esistevano altre. I magistrati hanno raccolto la testimonianza di un paramilitare riguardo all’uso frequente di forni crematori.

Ne riferisce Stella Spinelli in un articolo pubblicato da “Peacereporter”:

“Una delegazione europea, con sei eurodeputati, ha certificato durante un sopralluogo pubblico a La Macarena, dipartimento centrale del Meta, culla dei Falsos Positivos, l’esistenza di una fossa comune contenente circa duemila cadaveri. A guidarla, il sacerdote gesuita Javier Giraldo, figura d’eccezione nella lotta per i diritti umani in Colombia, rappresentante del Centro di indagine ed educazione popolare (Cinep), fondazione no profit da sempre impegnata nella denuncia dei crimini di Stato e dei soprusi paramilitari. Che ha spiegato come tortura e omicidio generalizzato siano i tragici comun denominatori della normalità colombiana, anticipando come il prossimo settembre saranno presentati altri casi documentati di sparizioni forzate e omicidi in altre regioni del paese.

In una atmosfera surreale, i delegati europei hanno ascoltato, attoniti, le tragiche testimonianze dei sopravvissuti, contadini stroncati da fatica e terrore, che hanno finalmente deciso di rompere il silenzio denunciando come l’esercito colombiano usasse gli elicotteri per gettare nelle fosse i corpi di civili massacrati e spacciati per guerriglieri, con l’intento di ottenere qualche licenza speciale. Erano in tanti, circa 800, i campesinos, venuti da tutte le regioni in cui l’esercito ha agito indisturbato, ingannando, illudendo e ammazzando, a sangue freddo…

E quanto questo complotto fosse fondato sul sangue e l’orrore emerge unendo come in grandi puzzles testimonianze e ricordi appartenenti a una parte e all’altra della barricata. L’ultima testimonianza shock in ordine di tempo è quella che ha rilasciato il paramilitare Iván Laverde Zapata, che davanti ai magistrati ha raccontato che per smaltire il numero impressionante di cadaveri che facevano a destra e a manca, cadaveri insostenibili perché avrebbero gonfiato in maniera inspiegabile le statistiche ufficiali, hanno funzionato per anni veri e propri forni crematori. Una maniera sbrigativa e pulita per far sparire le tracce di mattanze inenarrabili contro il popolo. Una pratica barbara, che ha subìto un’impennata proprio durante i due mandati di Uribe e della sua sicurezza democratica. Non solo. Zapata ha spiegato come in Antioquia, mentre Uribe era governatore, molti cadaveri venisero fatti sparire anche nel fiume Cauca. Stessa pratica anche nel dipartimento di Santander. Mentre altrove, si ricorreva a pratiche da macelleria: cadaveri fatti a pezzi e nascosti in varie fosse comuni, di cui La Macarena ne è eclatante esempio.

Questa è una parte della testimonianza del paramilitare: ‘Ci sono molti morti che non sono stati ritrovati perché qui nelle vicinanze di Medellín, ad un’ora, si trovavano dei forni crematori. Molta gente è stata bruciata. Io ho assistito a questi fatti […]. Tra il 1995 ed il 1997 le vittime venivano buttate nel Cauca, dopo aver aperto i corpi e averli riempiti di pietre […], avendo l’ordine di far scomparire le vittime, è sorta l’idea dei forni crematori […]. Dell’installazione del forno si è occupato Daniel Mejía, era delle Auc e della Oficina de envigado. Il forno lo faceva funzionare un tale detto Funeraria, credo si chiamasse Ricardo, mentre due signori si occupavano della manutenzione delle griglie e delle ciminiere, perché si ostruivano col grasso umano […]. Portavamo al forno tra le 10 e le 20 vittime a settimana, vive o morte, e c’era un procedimento preciso da seguire: quando arrivavamo bisognava suonare e ci dicevano ‘Questa spazzatura portatela giù’, allora andavamo dentro e le portavamo in sacchi di plastica per non sporcare di sangue. Dopo aver dissanguato il cadavere, ci chiedevano: ‘Chi lo manda questo?’. Avevano una cartella in cui annotavano tutto. Noi entravamo e dovevamo aspettare le ceneri… poi si mostravano a Daniel e si buttavano al fiume o dove ci dicevano. Il forno fu inaugurato gettandovi dentro una persona viva, perché aveva rubato dei soldi’.”

Che le forze militari e paramilitari colombiane fossero responsabili di molte uccisioni e di molte violenze era noto. Sapere che ci sono state anche fosse comuni e forni crematori rende, oggettivamente, ancora più inaccettabile il loro comportamento che non può, peraltro, essere giustificato affatto dalla presenza pluriennale di guerriglieri, come gli aderenti alle Farc, i quali certo non ci sono andati “per il sottile” con le loro azioni. L’auspicio è che il governo del nuovo presidente Santos, il successore di Uribe, cambi radicalmente il proprio modo di comportarsi. Non è molto probabile perchè Santos era ministro della Difesa sotto la presidenza di Uribe ed è possibile che continui sulla strada perseguita dal presidente uscente. Non devono trarre in inganno quindi i migliori rapporti instaurati tra Santos e Chavez, il presidente del Venezuela. Pertanto l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale e dei governi dei paesi più importanti del nostro pianeta, nei confronti di quanto avverrà in Colombia, non dovrà attenuarsi, anche se occorre riconoscere che nemmeno nel corso della presidenza Uribe tale attenzione fu quella necessaria, tutt’altro. Per quello che vale, vi assicuro comunque che la mia attenzione non si ridurrà.

Fosse comuni e forni crematori in Colombiaultima modifica: 2010-08-23T19:31:00+02:00da paoloteruzzi
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