IN CINA UN ESERCITO DI BAMBINI ABBANDONATI

da Paolo Borrello

17 gennaio 2010

In Cina un esercito di bambini abbandonati

 

In Cina negli ultimi anni si è verificato uno sviluppo economico molto intenso che ha reso quel Paese una vera e propria “potenza”. Alcuni osservatori si sono spinti a prevedere che nel prossimo futuro saranno due i “giganti” che guideranno il mondo: gli Stati Uniti d’America e la Cina appunto. Lo sviluppo economico cinese sembra che sia avvenuto senza alcun vincolo, senza alcun limite, ha indubbiamente migliorato le condizioni di vita di milioni di persone ma ha anche prodotto molte “vittime”.
Sarebbe stato possibile seguire un’altra strada?
E’ difficile rispondere a questa domanda. E’ certo che sarebbe necessario farlo. Io però non posso fare a meno che scrivere di alcune di queste vittime.
Chi sono? Oltre 70 milioni di bambini e ragazzi, fino ai 15 anni, lasciati nei villaggi di origine, in seguito allo spostamento di 200 milioni di persone che, in pochi anni, dalle campagne, soprattutto delle province occidentali e centrali, si sono recate nei grandi centri urbani.

Ne scrive su “Il Sole 24 ore” Marzia De Giuli:

“…Un fenomeno migratorio senza precedenti, iniziato a metà degli anni ’80, ma del quale il governo ha preso coscienza solo dal 2004, quando il ministero dell’Istruzione ha organizzato un seminario sui cosiddetti ‘bambni lasciati indietro’ (liushou ertong). Se i più fortunati sono affidati alle cure dei nonni, molti vengono completamente abbandonati a se stessi.
Quasi tutti soffrono di quella che viene definita la ‘sindrome dell’abbandono’: un malessere psicofisico più o meno accentuato che colpisce tutti i liushou ertong

Molte subiscono abusi oppure cominciano fin da piccolissime a vendersi per pochi yuan. Sono numerosi anche i ragazzi che finiscono nella criminalità organizzata, come quelli – dicono le statistiche – vittime di incidenti domestici, dovendo sbrigare da soli tutte le faccende di casa.
L’anno scorso, nel violento terremoto del Sichuan che ha provocato almeno 80.000 vittime, numerosi liushou ertong hanno perso la vita. Ed erano liushou ertong anche molti dei piccoli avvelenati nel settembre del 2008 dal latte contaminato alla melamina (uno scandalo che ha coinvolto decine di aziende cinesi).
She Mao, professore della Central South University (università dell’Hunan dipendente dal ministero dell’Istruzione) ha condotto un sondaggio tra i liushou ertong delle province più povere e scoperto che solo il 20% gode di buona salute, mentre oltre il 60% soffre di disturbi mentali. Le rare telefonate e visite dei genitori non bastano infatti a colmare il vuoto affettivo del loro addio. L’anno scorso un dodicenne si è impiccato durante il Capodanno. Poco tempo prima aveva scritto alla madre, chiedendole di tornare presto. Una bambina di dieci anni dell’Hunan si è più volte tagliata le vene perchè, ha raccontato <<penso che se mi ferisco mia madre tornerà a casa. L’ultima volta che mi sono fatta del male è venuta da me e mi ha anche portato molto cibo. Per questo mi devo fare spesso male…Anche se quando l’ho vista non riuscivo a dire una parola. Mi manca così tanto>>…

Per aiutare i bambini, il governo ha varato politiche di assistenza, allestendo per esempio collegi o inviando nei villaggi squadre di cosiddette ‘madri amorevoli’, cioè insegnanti o funzionarie che si prendono cura di loro, mentre alcune compagnie telefoniche hanno ideato carte a basso costo per garantire un filo diretto con i genitori. Secondo il quotidiano Chna Youth Daily, aprire un numero sufficiente di collegi costerebbe al governo 600 miliardi di yuan (circa 60 miliardi di euro). Non solo: molte famiglie non riuscirebbero a pagare la retta. Le scuole più economiche offrono così ai ragazzi cibo scarso e acqua inquinata, mentre usano violenza nel tentativo di tenere sotto controllo fenomeni dilaganti come il bullismo o la dipendenza da internet…”.

Che commento è possibile fare dopo aver letto di queste tristissime vicende?

Come spesso si sostiene, le parolo servono a poco se non a niente…

Non posso però non rilevare mi ha lasciato stupefatto sapere che al governo cinese sono stati necessari venti anni per accorgersi, o quanto meno per fare qualcosa, del fenomeno. Probabilmente quel governo è più impegnato ed interessato a reprimere i giovani cinesi che chiedono un aumento delle loro libertà. E’ del tutto normale che le condizioni di vita di milioni di bambini e ragazzi vengano dopo…

E poi, certo 60 miliardi di euro sono tanti ma la vita di quei bambini vale di più o di meno?

E torno alla domanda iniziale, sarebbe stato possibile uno sviluppo economico, sì intenso, ma diverso, da quello avvenuto in Cina. Ripeto, non lo so con precisione. Ma sono certo che uno sviluppo economico profondamente diverso sarebbe stato necessario, sarebbe appunto…

 

IN CINA UN ESERCITO DI BAMBINI ABBANDONATIultima modifica: 2010-01-18T07:55:00+01:00da paoloteruzzi
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