LUCA MERCALLI SULLA VALSUSA

– Informazione sull’Informazione – Ecologia – Ambiente – Un Altro Mondo Possibile – Grandi Opere – COMINCIO IO – InformaLocale –

Non riesco a trovare il collegamento diretto, ma l’articolo è apparso sul Fatto quotidiano di oggi.

Giuliana

Mentre i miei concittadini si prendono botte su per i boschi della Valsusa,
braccati da un paio di migliaia di agenti pagati con pubblico denaro e
mandati a far vedere come si fanno le grandi opere in Italia, i notiziari
continuano a diffondere il pensiero unico dell’alta velocità Torino-Lione:
“opera strategica, fondamentale per lo sviluppo del paese, non se ne può
fare a meno, impegno internazionale, la vuole l’Europa, una minoranza non
può mettere a repentaglio l’interesse azionale,
porterà lavoro, se non la faremo perderemo i fondi europei”. Ma fin qui, ci
sta. Chi ha messo le grinfie su un affare da oltre 15 miliardi di euro non
molla facilmente l’osso ed è disposto a diramare le veline più trionfali
pur di aprire il cantiere. Ma qui entra in gioco il buon giornalista, che
si dovrebbe domandare come mai tutti questi ribelli, che sono in realtà dei
cittadini italiani, il mio collega ingegnere elettronico, il mio amico
docente di fisica, il mio vicino bancario, il funzionario provinciale,
l’agricoltore, il decoratore, il pensionato, il parroco, la mamma e i figli
suoi, passino le notti in tenda, si becchino manganellate, lacrimogeni,
denunce, nel disperato tentativo di far
sentire la propria voce affermando che vi è una verità diversa, fatta di
cifre, dati, scenari, sviscerata da studi qualificati che mai vengono
contrapposti in un dibattito razionale alla propaganda ufficiale. Il 18
giugno ho proposto su queste pagine alcune obiezioni al progetto, avanzate
da un ente istituzionale, la Comunità Montana Bassa Valle di Susa, e
avallate da decine di sindaci, un pezzo di Repubblica Italiana. Mi sarei
aspettato che il buon giornalista avesse iniziato a scavare, a vedere se i
proclami dei proponenti, sempre privi di un sol numero a supporto, non
mostrassero delle crepe. Il buon giornalista sarebbe stato colto dal
dubbio: ma quei numeri sono credibili? Se fossero veri avrebbe ragione la
protesta No Tav, che farebbe un gran servizio al paese, evitando sperpero
di denari e devastazione ambientale. E poi sono pure di fonte
istituzionale, uno scrupolo in più, forse bisogna leggere le 140 pagine di
osservazioni, bisogna telefonare all’ingegner Sandro
Plano, presidente della Comunità Montana, al professor Angelo Tartaglia del
Politecnico di Torino, al professor Marco Ponti di Milano e a questo e a
quello. Il buon giornalista lo fa per amor di verità, o anche solo per
sbugiardare chi si permette di sbandierare questi numeri così ingombranti!
Magari sono tutti falsi, e hanno ragione Matteoli, Maroni, Fassino, la Tav
o Tac Torino Lione è veramente strategica! Ma come mai non sono i
proponenti a sbugiardare questi dati? Possibile che alla forza della
ragione si debba anteporre l’autoblindo? Come mai si parla sempre solo di
non essere tagliati fuori dall’Europa, di fondi comunitari che si perdono
(ma quanti rispetto al totale dell’opera?), e
mai di tracce di transito, di sottoutilizzo della linea storica, di milioni
di tonnellate di merci, di megawattora di consumo energetico, di emissioni
climalteranti, di modelli economici e trasportistici di riferimento? Un
sospetto, al buon giornalista dovrebbe sorgere, no? E invece, tranne che a
un paio di radio locali e alle testate della Val di Susa che da decenni si
battono per far uscire queste informazioni, solo silenzio. Il che è
un’anomalia pesante, fonte di frustrazione tra le decine di migliaia di
abitanti di questa vallata alpina, e fa perdere fiducia nelle istituzioni,
nell’informazione e nella condivisione democratica del dibattito sui beni
comuni. Qui sulla mia scrivania c’è il libricino grigio “Sul giornalismo”
del vecchio Joseph Pulitzer, uscito nel 1904 e ristampato da Bollati
Boringhieri nel 2009. A pagina 36: “Che cos’è un giornalista? Non un
qualsiasi direttore amministrativo, editore, o persino proprietario. Un
giornalista è la vedetta sul ponte di comando della nave dello Stato. […]
Riferisce di naufraghi alla deriva che la nave può trarre in salvo. Scruta
attraverso la nebbia e la burrasca per allertare sui pericoli incombenti.
Non agisce in base al proprio reddito né ai profitti del proprietario.
Resta al suo posto per vigilare sulla sicurezza e il benessere delle
persone che confidano in lui.” Allora il buon giornalista va sul sito
www.notavtorino.org, si legge con calma tutti i documenti raccolti in anni
di lavoro, intervista i tecnici che possono aiutarlo a capire un problema
così complesso, comincia a porre interrogativi alla sicumera di governo,
chiede delucidazioni sulla strategicità della costosa opera, chiede
l’istituzione di una commissione di verifica alternativa
all’Osservatorio-che-ha-già-la-risposta-unica, va a Bruxelles e si sincera
se è vero che questo supertunnel ce lo chiede l’Europa, fa il punto su chi
ci guadagna in tutta questa storia, chiede una pausa di riflessione. Perché
se non farà così, e domani, come tante altre vicende
italiane, si scoprirà che avevano ragione i valsusini, sarà tardi, la nave
dello Stato starà già naufragando.

 

Luca Mercalli

LUCA MERCALLI SULLA VALSUSAultima modifica: 2011-06-28T22:16:50+02:00da paoloteruzzi
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