Federalismo come strumento che rafforzi l’unità, e non il suo contrario, e Carta costituzionale come “base ancora valida” per dettare le regole del vivere comune e passibile di qualche modifica, certo, ma condivisa.

E per il futuro, occupazione giovanile e Mezzogiorno come sfide più importanti da superare, ma a patto che si ritrovi lo spirito unitario che è “cemento nazionale”.

Sono questi i passaggi principali dell’intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in Parlamento, riunito oggi in seduta comune per festeggiare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.

La giornata di celebrazioni, iniziate di buon mattino, è stata segnata da alcune contestazioni al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che si è limitato a commentare: “Non lasceremo l’Italia ai comunisti…”.

Altro elemento destinato a suscitare ulteriori polemiche, la sostanziale defezione in Parlamento del gruppo leghista, rappresentato solo dai suoi tre ministri – Umberto Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli – e da un paio di parlamentari (il gruppo della Lega fra Camera e Senato conta 75 persone).

“Buon discorso, Napolitano è una garanzia”, si è limitato a dire Bossi al termine del discorso del presidente.

Fonti governative italiane riferiscono poi che Maroni, atteso oggi a Bruxelles per incontrare Malmstrom sia stato costretto a cancellare l’appuntamento per partecipare alla seduta in Parlamento.

“Maroni è stato richiamato perché il ministro dell’Interno ci doveva essere necessariamente alle celebrazioni”. Il ministro “aveva un aereo prenotato questa mattina a Ciampino, ma è stato cancellato” all’ultimo minuto.

(Francesca Piscioneri)

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