rassegna stampa di vita online (UE e piano italiano ecc.)

L’Ue accoglie il piano italiano

 
 
 

Il vertice di Bruxelles accoglie favorevolmente le misure del governo. I temi più sensibili sono su lavoro e pensioni. Ecco come affrontano il tema i giornali.  
 
La rassegna si occupa anche di: 
NOBEL
INDIGNADOS
RELIGIONI 
WALL STREET
ALLUVIONE
 
 
“Il piano italiano supera il test europeo”, titola il CORRIERE DELLA SERA. “Il vertice di Bruxelles accoglie con favore e apprezzamento le misure. Pd e Udc: niente di serio. Il sindacato: un attacco al lavoro. La lettera di Berlusconi: licenziamenti più facili e in pensione a 67 anni”.  Questi i temi aperti ieri dalla presentazione alla Ue delle misure che l’Italia adotterà per la crescita. 
Accolto positivamente dunque dal vertice dei 17 capi di stato e di governo le misure messe a punto dal governo. Le misure più incisive: aumento dell’età pensionabile a 67 anni per uomini e donne nel 2026, possibilità di licenziare i dipendenti a tempo indeterminato per le imprese in difficoltà economiche, mobilità obbligatoria per gli statali, liberalizzazioni delle professioni, vendita di beni pubblici per 5 miliardi di euro l’anno per i prossimi tre anni, riduzione dei costi della politica e della pubblica amministrazione. Soddisfatto Berlusconi: «il governo ora è più forte. Lo stato aiuterà i licenziati. Bini Smaghi lasci», le dichiarazioni del premier nel dopo vertice, e premier rinfrancato anche dal chiarimento con la Merkel (rimane freddo invece il rapporto con Sarkozy). “Dalle opposizioni coro di no. Camusso: è un attacco al lavoro. Bonanni: l’annuncio sui licenziamenti è un’istigazione alla ribellione”. Dura la reazione alle misure presentate. Le opposizioni giudicano “non seria” la proposta di Berlusconi, mentre i sindacati entrano in allarme viste le due misure (pensioni e soprattutto licenziamenti) che scaricano soprattutto sul mondo del lavoro dipendente, già tartassato, il peso della crisi. Un appoggi insperato viene invece dal presidente Napolitano, che al convegno Acri ha dichiarato: «La politica deve saper prendere decisioni impopolari», e quelle annunciate ieri lo sono di sicuro. 
 
“Berlusconi: licenziamenti più facili”: è invece l’apertura de LA REPUBBLICA che nel sommario aggiunge: “Sì con riserva della Ue al piano anticrisi. In pensione a 67 anni”. L’Europa accoglie con favore la missiva d’intenti presentata dal premier, ma sollecita la presentazione di un calendario puntuale delle riforme. Pensioni a 67 anni, decreto sviluppo, licenziamenti più facili, taglio dei costi della politica e delle Province, delega fiscale e liberalizzazioni: sono i punti caratteristici del documento (che pare non porti la firma di Tremonti, segno di un ulteriore allontanamento tra premier e ministro). Comunque sia, sottolinea Alberto D’Argenio nel suo retroscena, Berlusconi è di fatto commissariato. Ieri è stato costretto a ripuntualizzare la lettera, dopo che l’Ue gli aveva fatto sapere che non andava bene nella sua prima versione. Non che il summit sia poi andato così bene: mentre tutti aspettavano la presentazione delle misure, Berlusconi nel suo intervento ha elencato i successi del suo governo, prendendosela con i media che «ribaltano la realtà» e ovviamente con i giudici «che inventano accuse ingiuste sul bunga bunga». Gli altri 26 capi di Stato e di governo restano di ghiaccio, annota il cronista. «Caro Silvio, stai tranquillo, nelle conclusioni del vertice non ci sarà alcun riferimento al bunga bunga», gli risponde sarcastico Van Rompuy. Ciliegina sulla torta: mentre Merkel e Sarkozy passano la notte a negoziare con le banche il piano di salvataggio dell’euro, il premier telefona a Porta a porta… Segue una doppia sulle misure. Lavoro: nuova regolamentazione dei licenziamenti per crisi, prevista una stretta sui contratti para-subordinati per limitarne l’abuso, più flessibilità per la Pubblica amministrazione, mobilità obbligatoria per gli statali. Liberalizzazioni: entro il marzo 2012 saranno rafforzati i poteri dell’Autorità, sarà introdotta più concorrenza nella distribuzione dei carburanti e nell’Rc auto, saranno prese misure sugli ordini professionali e le società di servizi pubblici locali saranno liberalizzate. Previste inoltre dismissioni patrimoniali e un programma di ristrutturazione per le scuole che non hanno superato i test Invalsi, si avvierà uno schema nazionale di prestiti d’onore (aumentando le rette per l’università). Per Susanna Camusso, Cgil, si tratta di un attacco ai lavoratori. La Repubblica insomma è scettica, come il suo vicedirettore, Massimo Giannini, che scrive un commento intitolato appunto “Il libro dei sogni”.
 
IL SOLE 24 ORE titola “Più facile licenziare e piano dismissioni”, che in maniera non rituale riporta in prima pagina l’intervento di ieri a Bruges del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “Chi governa deve saper prendere decisioni impopolari”. “Impegni forti, passare ai fatti” è il titolo dell’editoriale di Guido Gentili in prima: «Caso risolto? No. È l’ultimo dei salti possibili, scattato a tempo ormai scaduto, per evitare il baratro ed atterrare in zona-sicurezza? Sì. Ancorché in modo quasi rocambolesco, tra una limatura e l’altra fin quasi al momento della consegna formale, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha presentato in Europa una lettera di impegni che contiene dei numeri importanti e un calendario di scadenze, fortemente voluto dalla Commissione europea. Non è decreto operativo subito, certo, ma non è neanche il temuto elenco di promesse tanto altisonante quanto vuoto. Se basterà, per il momento, ce lo diranno, a colpi di spread e tassi d’interesse, i mercati a partire da oggi. Il primo, provvisorio giudizio dei nostri partner europei, preoccupati che la sbandata dell’Italia finisse per ribaltare lo stesso euro, è «un’impressione positiva», la stessa che in pratica ha contraddistinto il giudizio del presidente in pectore della Banca centrale europea, Mario Draghi. Come dire: ok, procediamo. (…) È chiaro che quella del lavoro è la scommessa a più alta sensibilità politica e sociale, come dimostrano le reazioni negative dei sindacati. D’altra parte, questa era una delle richieste della Commissione europea, richiesta che s’inseriva nel solco della lettera della Bce trasmessa al Governo lo scorso agosto. Così il tema della svolta su questo terreno riconquista una sua centralità (ma non a caso ieri Draghi ha richiamato l’attenzione sul fatto che i giovani sono «poco protetti» e che bisogna rafforzare e riequilibrare l’intero sistema delle tutele) e anche il capitolo sul pubblico impiego, a partire dalla prevista «mobilità obbligatoria» e dall’uso della cassa integrazione, rafforza l’impressione che si voglia voltare pagina. Vedremo se tutto questo basterà a convincere i mercati. Ma è certo che il rispetto assoluto delle scadenze è una sorta di precondizione per rendere credibile questa lettera di impegni. Le incognite restano moltissime (ad esempio: la delega di riforma fiscale riuscirà a non tradursi in una nuova impennata della pressione fiscale?) e il percorso politico-parlamentare, con Bossi che dice di avere comunque «il coltello dalla parte del manico» si annuncia pieno di insidie. Consegnata a Bruxelles, la lettera italiana è già tornata a casa, a Roma. La partita ricomincia, e giocare in casa in questo caso non è un vantaggio».
 
Infografico chiarificatore in prima pagina per LA STAMPA, che mette in fila le 5 misure anticrisi con cui «Berlusconi intende superare l’esame dell’Europa». Sono: tutti in pensione a 67 anni (ma solo dal 2026); addio posto garantito; dismissioni degli immobili pubblici; più liberalizzazioni; attuazione della riforma Brunetta. Il titolo di apertura è dedicato a una di queste misure, i licenziamenti facili, cioè possibili se l’azienda entra in crisi, e all’interno ci sono ben 7 pagine sull’argomento. Da segnalare l’intervista a Pietro Ichino che su quest’ultimo provvedimento dice: «Ne avevamo bisogno, i sindacati sbagliano a fare muro prima di sapere cosa veramente vuole fare il governo». Però sollecita anche Berlusconi a chiarire i contorni della riforma altrimenti «non è possibile una valutazione seria». C’è però un problema interno al governo, e La Stampa lo affronta a pagina 12 in taglio basso: «L’ira di Tremonti: non potremo mantenere quelle promesse». Il ministro del Tesoro non ha firmato «volutamente» la lettera, per alcuni per poter succedere a Berlusconi in caso di fallimento delle sue proposte in sede Ue, per altri perché «non è stato lui a dirigere le danze».
 
Ottimismo nei titoli di AVVENIRE, a cominciare da “dai leader Ue arriva un’apertura di credito” fino al “il Pd è spiazzato: c’è sostanza”. Il pezzo di apertura inizia con la «promozione di sostanza» per Berlusconi e con un premier «uscito dall’angolo» grazie soprattutto, pare, al fatto che Tremonti sia stato «scavalcato». Presentando i contenuti della lettera naturalmente l’attenzione va sui «licenziamenti più facili» e sulla riforma della legislazione sul lavoro prevista per maggio 2012, su cui i sindacati hanno già fatto «una corale levata di scudi». Ma Avvenire sottolinea anche che la delega fiscale (e assistenziale, visto che il ddl è lo stesso, ndr) dovrà essere approvata entro il 31 gennaio 2012.
 
“Ecco l’Italia di domani”, è il titolo d’apertura de IL GIORNALE  dedicato al sì da parte dell’Europa alla lettera presentata da Silvio Berlusconi e che contiene gli impegni del governo per il risanamento della crisi. Una missiva riportata in larga parte a pag 2 e 3 e commentata in prima dal vicedirettore Nicola Porra. Diciassette pagine definite un «programma di politica economica liberale a cui il governo si inchioda definendo anche tempi strettissimi per la sua realizzazione». Una lettera che si sottolinea sia divisa in due parti una con misure per assicurare la tenuta dei conti pubblici («su questi c’è poco da dire. L’Italia ha fatto meglio di tutti i suoi partner europei: ha tenuto a bada la crescita del debito pubblico grazie al contenimento dei deficit annuali») e una seconda sulla crescita economica («da un parte forte opera di contenimento della spesa pubblica, dall’altra iniezioni di libertà nelle imprese e nella società»). Vengono definite «più decisive» le misure per lo sviluppo basate sul principio di «liberalizzare e privatizzare ovunque si possa», a partire dal mercato del lavoro «anche grazie al superamento del tabù dei licenziamenti». Una battaglia già provata ma persa nel 2003 dallo stesso Berlusconi. Ma si sottolinea come questo non basti. «Occorre smontare i cooperativismi anche nel settore delle professioni« e fare un «massiccio intervento di privatizzazioni sia locali sia immobiliari». E infine un auspicio («In bocca al lupo, ma la strada è quella giusta». Come già accennato, all’interno due pagine in cui sono riportati ampi stralci della lettera, riassunti in una colonna di pagina due. «Mercato del lavoro meno ingessato, ma anche meno abusi nei contratti atipici, pubblici dipendenti più simili a quelli privati, incentivi per le assunzioni dei giovani e delle donne» questo è il riassunto di alcuni dei provvedimenti contenuti della missiva presentata a Bruxelles. Poi accenno anche a quelli che sono gli impegni per il futuro, con la partenza del “Piano per il Sud” che «consiste in sintesi nel rivedere l’utilizzo dei fondi europei prevedendo che possano essere ridotta la quota del finanziamento italiano» e con le liberalizzazioni e in 6/12 mesi la riduzione del numero dei parlamentari e l’abolizione delle province. A pag 4 all’interno dell’articolo “l’Ue amplia il fondo salva stati. In arrivo mille miliardi di aiuti” spazio alle reazioni, soprattutto del governatore di Bankitalia in pectore Mario Draghi, che definisce la lettere «un passo importante»  un «piano di riforme organiche per lo sviluppo dell’economia italiana con un invito a «farle con rapidità e concretezza». A pag 5 una pagina sull’accoglienza del documento italiano da parte dell’Ue (“L’Europa accoglie il progetto Berlusconi”). Un documento frutto di una mediazione, tra Berlusconi e  la Lega e che avrebbe avuto il placet di Mario Draghi prima della sua diffusione.  E che «si ha sensazione abbia soddisfatto le richieste dell’Ue». A pagina 7 si tocca poi una delle misure più evidenti, l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2026. “Ecco la verità sulle pensioni: gli altri stanno peggio di noi”, Il pezzo mette in evidenza come «l’Italia non sia messa così male» con prospettiva di diminuzione del carico pensionistico nei prossimi anni con conseguente alleggerimento degli oneri per le casse dello Stato. Un «comportamento virtuoso» possibile grazie alle varie riforme a partire dal 1992 e con l’introduzione del metodo contributivo fino allo “scalone Maroni“.

“Lettera di licenziamento” è questo il titolo di apertura scelto dal MANIFESTO che dedica alle misure presentate da Berlusconi a Bruxelles tre pagine, dalla 4 alla 6, presentate nel sommario in prima pagina e da una serie di richiami. “A Bruxelles Berlusconi porta una lettera che è tutto un programma: licenziamenti liberi, dismissione immediata del patrimonio pubblico, tutti in pensione a 67 anni, mobilità e tagli agli statali. Più un diluvio di scadenze irrealizzabili e norme già bocciate in parlamento. Bossi e Tremonti brindano” è la sintesi fatta nel sommario, mentre i richiami puntano sulla denuncia Spi Cgil “il ritiro sarà a 70 anni”, sulle sconfitte di ieri in Parlamento subite dalla maggioranza, sulle parole di Napolitano, la posizione delle opposizione e, infine, “Due vertici a Bruxelles e nessuna soluzione”. A piè di pagina, in prima inizia l’articolo di Felice Roberto Pizzuti “Perché è giusto indignarsi” dedicato alle pensioni: «Siamo nel bel mezzo di quella che si avvia a diventare la più grave crisi economica del capitalismo e c’è chi mette al primo posto delle cose da fare una nuova riforma pensionistica in Italia. Sembrerebbe che se non si fa quest’intervento, l’Italia non reggerebbe alla critica dei mercati, il suo bilancio pubblico andrebbe in default e, per effetto domino, crollerebbe l’euro, l’Unione europea e l’economia mondiale. Boom! In effetti, la situazione è drammatica, m a come avrebbe detto Flaiano, non è seria. (…)». Il titolo di apertura a pagina 4 è un laconico “Berlusconi incarta Bruxelles”, mentre l’articolo esordisce: «Qualcosa “ci inventeremo”, aveva detto previdente Berlusconi qualche giorno fa a proposito del decreto sviluppo richiesto dall’Europa. E così è stato. In diplomazia spesso la forma e sostanza. E in Europa forse si ricorderanno che la lettera che Bossi, Brunetta e Tremonti hanno scritto per i capi di governo e le istituzioni comunitarie su carta intestata di palazzo Chigi è stata scritta in realtà nei vari dopocena a casa Berlusconi, tra tinello e salotto, senza che sia mai stata discussa in parlamento né approvata in un consiglio dei ministri (…)». A pagina 6 Francesco o Piccioni firma l’articolo “Ora il bastone si chiama «sviluppo»”. Scrive: «Sembrava d’esser tornati ai tempi del cardinale Richelieu, con segreti messaggeri che percorrono l’Europa portando nel giustacuore una lettera ancor più misteriosa. Dei contenuti reali di questa missiva – che ieri a pranzo Gianni Letta correva a “rettificare” qui e là – non si riusciva a sapere molto (…) se ne è cominciato a sapere qualcosa di più. E a capire che non era cambiato l’orizzonte “filosofico” sacconiano dell’attuale governo: la crisi debbono pagarla quei “fessi” che lavorano tutta la vita, in qualsiasi regime contrattuale l’abbiano fatto. E basta » e più avanti: «La “filosofia” imprenditoriale di questo governo è dunque singolarmente retrograda: eliminare le difese del difese del lavoratore risulta l’unica “politica di sviluppo” che riesce a pensare (…) Il resto è ordinario saccheggio del patrimonio pubblico (…)».
 
Franco Adriano, nell’unico pezzo che ITALIA OGGI dedica alle misure, propone una panoramica degli impegni presi dal governo e  si chiede se basterà una lettera per allunare la vita dell’esecutivo del Cavaliere. «La prima conseguenza politica» sostiene Adriano nel pezzo “L’Italia cerca di uscire dal fango” «è il senso di uno smarrimento che ieri si è tradotto con la maggioranza battuta due volte a Montecitorio e con a bagarre in aula tra leghisti e finiani».
 
E inoltre sui giornali di oggi:
 
NOBEL
IL CORRIERE DELLA SERA –
 A p. 24 lunga intervista al neo premio nobel Ellen Sirleaf per la pace.  Titolo: “Il futuro è delle donne. E noi cambieremo il volto dell’Africa”.  «Portiamo una quota di extra sensibilità», dice la Sirleaf.
 
INDIGNADOS
LA STAMPA –
 Si dà conto del mutamento in corso negli Usa da parte delle autorità contro gli indignados: a Oakland (California) per la prima volta i manifestanti sono stati non solo arrestati (era già accaduto a New York) ma sgomberati con la forza e presi a manganellate dalla polizia, che ha anche usato i lacrimogeni. «Sono gli scontri più violenti dall’inizio della protesta “Occupy Wall Street”» nota Paolo Mastrolilli. Scontri anche ad Atlanta, mentre «la tensione sta salendo in tutte le città dove continua la protesta» e l’opinione pubblica tifa per gli occupanti: «Secondo un sondaggio di New York Times e Cbs, la popolarità del movimento sta crescendo: il 43% è favorevole».
 
RELIGIONI
AVVENIRE – 
Inserto speciale di 4 pagine sull’incontro di Assisi, che si apre oggi.Tra gli interventi, quello a firma di Tony Blair, in veste di presidente della Faith Foundation che dice come oggi un terzo della popolazione mondiale vive in paesi dove stanno crescendo le restrizioni nei confronti della religione e cita suor Eugenia Bonetti e la sua battaglia contro il traffico sessuale, il lato più oscuro della globalizzazione: «abbiamo una rete più potente di Al-Quaeda», ha detto.
 
WALL STREET
ITALIA OGGI –
  “Wall Street non tollera le riforme”.  L’universo finanziario non vuole cambiare se stesso e Obama è remissivo nelle riforme perché le lobby lo finanziano. La prova risiede dietro la rinuncia da parte di Obama a candidare Elizabeth Warren alla commissione che un anno fa era nata per difendere e tutelare i risparmiatori privati.
 
ALLUVIONE
IL MANIFESTO – 
Richiamo in prima pagina “Uno «tsunami» su Liguria e Toscana” e l’editoriale di Franco Arminio “Calamità morale” sono dedicati agli effetti del maltempo come le prime due pagine (la 2 e la 3). Scrive Aminio «(…) Può essere ottobre o maggio, può essere la Liguria o la Calabria, la scena si ripete e la pioggia porta via i muri, le macchine e qualche volta anche le persone. (…) L’Italia è un paese fragilissimo  che scompare mano a mano che viene costruito(…) Ormai siamo una penisola di cemento in mezzo al mare (…) piuttosto che dichiarare lo stato di calamità naturale , che va ad alimentare la sempre fertile economia della catastrofe, bisognerebbe dichiarare lo stato di calamità morale (…) L’Italia è divisa su tutto, ma è unita dalle frane (…)» E continua «Sarebbe il momento di reclamare alcune semplici norme, prima fra tutte lo stop al consumo di suolo agricolo. Una norma che suona inconcepibile ai tromboni dello sviluppo e della crescita che abitano tutte le contrade politiche. E allora le frane, come gli incidenti stradali e altri disastri ordinari fanno parte di quella apocalisse diluita che chiamiamo società civile ..). E conclude «Il lavoro nei campi è stato abbandonato, ma la piantagione delle villette non accenna a diminuire». 
 
 
 

rassegna stampa di vita online (UE e piano italiano ecc.)ultima modifica: 2011-10-27T15:17:56+02:00da paoloteruzzi
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