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Pensione uguale tensione

 
 
 

Le prime pagine di quasi tutti i quotidiani sono dominate dai temi economici e dalle loro ricadute politiche. Il Governo studia il provvedimento anti-crisi fortemente voluto dall’europa, ma sulle pensioni va in scena lo scontro tra Pdl e Lega: è l’atto finale?

 

IL CORRIERE DELLA SERA dà ampio spazio al decreto sviluppo e alle sue ricadute politiche. Allo studio del governo un provvedimento per il rilancio dell’economia composto da 126 articoli, che dovrebbe tradursi in quel decreto sviluppo richiesto – ormai, imposto – dall’euro-coppia Merkel e Sarkozy. Tra le misure previste, norme per la definizione delle pendenze con il fisco (12 misure ancora da definire), agevolazioni per la costruzione di nuove infrastrutture, semplificazione dei controlli e delle incombenze amministrative a carico delle imprese, incentivi al lavoro part time e all’apprendistato, nuove norme per il trasferimento delle società ai figli e, infine, una riforma del sistema pensionistico, con l’innalzamento a 67 anni dell’età pensionabile. È su quest’ultima misura che la Lega ha ribadito il suo “no” deciso, mandando in stallo il Consiglio dei Ministri e portando il governo sull’orlo della crisi. «Stavolta non c’è un piano B», ha detto Berlusconi a Bossi, e cominciano a circolare voci sempre più insistenti su possibili governi Letta o Schifani, una sorta di apertura alla richiesta, altrettanto netta, di Bersani, di «una discontinuità». E Ipotesi che pare essere stata affrontata anche nell’incontro di ieri mattina al Quirinale tra il Premier e il presidente Napolitano, relativamente a «un governo alternativo non guidato da lui (Berlusconi) ma con la stessa maggioranza, magari allargata all’udc. Mil muro contro muro sembra invece aver ricompattato la Lega, la cui linea dettata dal Senatur viene così esplicitata da Maroni: «Non si media con una pistola alla testa». Promesso per oggi da Gianni Letta un documento definitivo da presentare alla Ue.

 “Pensioni, governo appeso a un filo” è il titolo scelto da LA REPUBBLICA che all’impasse dell’esecutivo dedica ampio spazio. Oltre alla cronaca della giornata, il retroscena di Francesco Bei secondo il quale il Cavaliere sarebbe disposto a lasciare. «Le richieste che ci fanno in Europa sono pesanti, onerose sul piano del consenso elettorale, ma sono ineludibili. Vi chiedo quindi un mandato pieno per andare a Bruxelles, altrimenti è inutile che io parta». Dello stesso parere Gianni Letta. Fra le ipotesi anche quella di un governo suo (o di Schifani). Il Presidente della Repubblica intanto preme perché sia diano «risposte urgenti e concrete all’europa». Due i commenti. Il primo firmato da Barbara Spinelli (“Lo sberleffo della verità”) che torna sui sorrisi di Merkel e Sarkozy a proposito dell’italia («è stata umiliazione ma anche qualcosa di più: un atto di sfiducia che non avanza più mascherata, che si esibisce sapendo il consenso mondiale di cui gode. Un assassinio politico in diretta»). Il secondo è di Paul Krugman: «C’è un buco nel secchio europeo”. Per contenere il rischio che al speculazione attacchi l’Italia, è il ragionamento, occorrerebbe un fondo sufficiente per sostenerla. Probabilmente tale fondo non sarebbe nemmeno utilizzato (la sua esistenza basterebbe a spezzare il circolo vizioso della paura di un default) ma «qui sta il problema: le varie proposte per creare questo fondo richiedono in ultima istanza l’avallo dei principali paesi europei, le cui promesse agli investitori dovranno essere credibili, se si vuole che il piano abbia successo». In più l’Europa non ha come altri paesi (la Gran Bretagna, ad esempio) la possibilità di finanziare il deficit stampando nuova moneta. 

“Al limite della rottura”, è il titolo dell’editoriale di Stefano Folli che parte sulla prima pagina de IL SOLE 24 ORE:«Se il presidente del Consiglio si presenta domani a Bruxelles con un pugno di mosche, ossia senza impegni precisi e decisioni ratificate, lo smacco sarà totale e le conseguenze catastrofiche. E in quel caso c’è da credere che verranno travolte anche le alchimie che reggono il governo a Roma. Proprio perché la logica europea è pressante, essa è perfettamente capace di sconvolgere il piccolo cabotaggio domestico: quel “teatrino della politica” contro cui a parole il premier si scagliava, salvo poi restarne prigioniero consenziente.  Mai come oggi siamo vicini al punto di rottura fra Berlusconi e la Lega. Il fatto è che nessuno sa esattamente cosa ci sarà dopo. Sulla linea del Piave, cioè la linea della Bce, troviamo quasi soltanto il terzo polo di Casini e Fini. Se si guarda a sinistra, sappiamo che il Pd è diviso – e non da oggi – sulla riforma delle pensioni. La posizione europea piace a Enrico Letta, ma è contestata dagli ambienti che non vogliono infrangere il legame con la Cgil (e ieri Susanna Camusso non ha lasciato dubbi sul punto di vista del sindacato). Bersani cerca di tenere uniti i due lembi, ma a scapito della chiarezza. Sullo stesso tema Di Pietro concede poco e Vendola nulla. Si può immaginare in questi frangenti un governo di transizione, affidato a un nome logicamente diverso da quello di Berlusconi? Un nome, se possibile, al di sopra delle parti, tale da suscitare attenzione in Europa? Allo stato delle cose ci vuole molta immaginazione per crederlo, considerando che un tale esecutivo richiederebbe parecchie pre-condizioni: la “non belligeranza”, anzi il consenso di Berlusconi; la compattezza del Pdl; la buona volontà dei centristi; il sostegno o almeno la non ostilità del centrosinistra; un Pd che non teme di essere scavalcato dai vendoliani. Tutto è possibile, ma oggi la sensazione è di trovarsi ai piedi di una grande montagna da scalare. I pericoli che incombono sulla nazione sono enormi e la politica una volta di più si dimostra in grave ritardo». 

 “Governo sulle pensioni si tratta a oltranza”. Questo è il titolo, con foto, che IL GIORNALE dedica allo scontro Lega-Pdl sulla possibile riforma delle pensioni. “Il premier e il no a Napolitano” è il pezzo di commento sulla situazione. Articolo in cui si evoca il «fantasma del 1994» quando la Lega fece cadere il governo anche se si sottolinea come «fossero altri tempi» con rapporti molto meno saldi tra gli alleati. «Niente scontri ma il no di Umberto Bossi a un intervento sulle pensioni resta». Si mette in evidenza come non abbiano dato frutti i colloqui tra il Carroccio e il Pdl con «qualche spiraglio che si apre solo a tarda sera» ma come il tempo sia poco per trovare un compromesso. E che non è escluso che lo stallo continui fino a mercoledì con «il premier che si presenti al Consiglio Europeo con il decreto sullo sviluppo e con un generico impegno sulla riforma delle pensioni». Una situazione che «sarebbe comunque in salita per il premier» con il presidente Napolitano che chiede soluzioni «rapide ed efficaci» con l’ipotesi anche di un governo aperto al Terzo Polo. Un’ipotesi che sarebbe più uno spauracchio che qualcosa di reale «d’altra parte il Carroccio sa bene che se saltasse il banco adesso il rischio concreto sarebbe quello di un governo tecnico che potrebbe rimettere mano all’attuale legge elettorale». Quella di un nuovo governo è una possibilità che il premier non vuole prendere in considerazione, visto che «sembra intenzionato a giocare all’attacco comunque vadano le cose domani». A pag 2 articolo di cronaca della giornata (“Lega sulla barricate, Bossi cerca la squadra: «Serve uno slalom»). Un lunedì leghista che «non sembra muoversi dalla linea Maginot», cioè dall’idea dell’impossibilità di «scontentare il proprio popolo per far felice di Sarkozy». Un partito che «per una volta sembra parlare una voce sola» e il cui leader «non è disposto a sacrificare sull’altare europeo l’unico trofeo che sta portando in giro per le feste leghiste, quello di aver salvato i pensionati anzi i poveracci come ripete». La Lega starebbe elaborando «una exit strategy per non scontrarsi mortalmente con l’alleato». «Le pensioni possono essere uno di quei nodi su cui far cadere la coalizione, ma non immediatamente». Una situazione ingarbugliata non risolta neppure dai ripetuti incontri tra i vertici del Carroccio e il Governo. Qualcuno nella Lega vorrebbe tornare allo scalone maroniano del 2004 ma «ad ogni modo ogni concessione della Lega sui pensionati comporterà una compensazione perché gli uomini di Bossi si sentono ormai in campagna elettorale». Tagli bassi dedicati rispettivamente a Pdl e al presidente della Repubblica. “Il Pdl stana il Carroccio: voi primi a toccare le pensioni» a pag 2 racconta gli umori del partito di Berlusconi. Un Pdl convinto di «perseguire fino in fondo una riforma considerata fondamentale per il reperimento delle risorse per lo sviluppo e la credibilità dell’italia in sede europea». Una riforma che per gli uomini di Berlusconi «serva agli italiani che ci sono e a quelli che verranno da Nord a Sud». Si sottolinea come «la maggioranza si gioca su questo terreno una fetta importante della propria credibilità, ma con questa riforma può agganciarsi stabilmente al treno riformista del centrodestra ufficiale». E su questo treno qualcuno si aspetta la salita dell’udc. Pag 3 pezzo sul comportamento di Napolitano. “Il Colle in pressing: riforme subito”. Un presidente della Repubblica molto preoccupato e che chiede a Berlusconi riforme immediate e scarta la possibilità di esecutivi alternativi. Almeno per il momento.

 «Il governo Berlusconi è stato dato per morto talmente tante volte che ormai viene da pensare che sia immortale»: comincia così in prima pagina su LA STAMPA il primo dei due editoriali (lo firma Michele Brambilla) sulle difficoltà del governo davanti alla ventilata riforma delle pensioni. Eppure, continua l’articolo, «questa volta pare si sia infilato in un pertugio senza vie d’uscita» perché sul punto Bossi «pare non abbia alcuna intenzione di cedere» visto che proprio nei pensionati (al nord vive il 65% di quelli italiani) ha il suo zoccolo duro. E poi non cederà per un altro motivo: la base lo contrasta proprio sull’appoggio al governo, e Bossi se n’è accorto a Varese durante l’elezione del contestato segretario provinciale. «Da quel momento, il senatur non è stato più lui», nota Brambilla, e «l’ultimatum dell’europa è ora un prezioso assist» per lui, che ora ha «la possibilità di staccare la spina (…) Senza dare l’impressione di aver ceduto alle pressioni dei maroniani». Per questo «la crisi di queste ore sembra davvero la più grave». Il secondo pezzo di commento è affidato a Paolo Baroni e si concentra sul merito dei provvedimenti annunciati da Berlusconi, che rischiano per Baroni di essere «l’ennesima mediazione, al ribasso ovviamente», visto che si parla di ripescare la riforma Maroni e il proclama sui 67 anni sarebbe «rimasto sulla carta». Di contro «si riparla di condoni. Non uno, ma ben dodici», mentre «quanto agli interventi “veri” per lo sviluppo, tante norme, ma poca sostanza». Conclusione? Si spera che «la notte abbia portato consiglio» e si varino dunque «misure strutturali e riforme vere» e non «le solite parole al vento».

 “Il coniglio dei ministri”, tradizionale titolo ad effetto sul MANIFESTO di oggi. Che nel catenaccio così riassume la situazione: «Le Lega si mette di traverso, nessuna decisione sulle pensioni. Giallo su una raffica di condoni. Il consiglio dei ministri non riesce a partorire la manovra chiesta dall’ue. Corsa contro il tempo, oggi ultimo round. I servizi interni vanno dalla 2 alla 5. E proprio a pag 5 il quotidiano comunista riserva un titolo al documento del Pontificio consiglio del Vaticano  in cui si chiede “«Un’autorità mondiale per regolare i mercati»”. Per la Santa sede serve una «terza via» e la causa della crisi è il «liberismo economico senza regole e senza controlli». 

 «Pensioni, governo a un passo dalla crisi» è il titolo di AVVENIRE, con un occhiello che riporta l’avvertimento di Berlusconi a Bossi: «una crisi ora sarebbe una follia». Quattro pagine di politica tra pensioni e decreto sviluppo, ma senza alcuna intervista di commento. Evidenziati a box Fini che dice «l’Europa non ci impone nulla, quando siamo entrati nella Comunità ne abbiamo accettato le regole» e ora dire che la riforma delle pensioni ce la impone l’Europa è «dare il colpo di grazia all’europeismo». Sempre a box uno studio dell’inps sulle pensioni di chi oggi ha meno di 15 anni di contributi: non sarebbero poi così penalizzanti e anzi il nostro sistema resta più generoso di altri paesi europei. Primo piano dedicato al documento del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace che ieri ha chiesto una autorità finanziaria mondiale, la tassazione delle transazioni finanziarie e più regole per il sistema monetario. «Bisogna recuperare il primato dell’etica e della politica sulla finanza», innovando con un’istituzione super partes più adeguata «rispetto all’onu e alle fallimentari istituzioni di Bretton Woods, al G8 o al G20».

 “Pensioni a rischio per il Governo” titola ITALIA OGGI  che sottolinea nell’occhiello “Si tratta ad oltranza con Bossi sulla stretta imposta dalla Ue” Franco Adriano ricorda che «Loro in pensione (dal governo) non ci vogliono proprio andare.  Per la seconda volta (la prima fu nel 1994) Silvio Berlusconi e Umberto Bossi sono costretti a condurre uno scontro finale su una stretta previdenziale imposta dall’europa. Allora saltò tutto e a fare il “lavoro sporco” ci pensò Lamberto Dini. Ieri invece in Consiglio dei ministri si è tentata una mediazione prima che il passaggio si rivelasse irrimediabile. Ma i margini sono strettissimi». ITALIA OGGI mette in evidenza l’iniziativa “L’Italia c’è. Il dovere di fare” ideata da Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio  e da Paolo Panerai, direttore di Italia Oggi, Milano Finanza e Class Cnbc. Sotto questa bandiera nei prossimi giorni le quattro testate promuoveranno  una serie di iniziative comuni volte  a portare in Parlamento proposte e suggerimento per avviare a soluzione il problema  del debito e quello della crescita.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

VAL SUSA
IL MANIFESTO – “Il popolo della Valle”. Questo il titolo dell’editoriale di Marco Revelli. Questo l’incipit: «La gente della Val di Susa, domenica, ha fatto davvero un miracolo, nel senso etimologico del termine (dal latino mirari, come si dice di «cosa grande che meraviglia», o anche di «cosa grande e insperata»). Deludendo l’intero universo politico-mediatico che aveva spasmodicamente atteso l’incidente (e in buona misura l’aveva anche preparato) per mettere, una volta per tutte, una pietra sopra la Valle e la sua resistenza. Hanno costruito un capolavoro: un corteo di migliaia e migliaia di persone di ogni età e condizione, che si snoda per sentieri di montagna (credo che sia l’unica esperienza al mondo), tra castagneti e blocchi di polizia, aggirando barriere e tagliando reticolati in un ordine assoluto, senza un gesto o una parola fuori posto, senza l’aggressività e la volgarità che invadono il mondo politico, senza neanche un petardo acceso o una pietra lanciata. Un’azione di disobbedienza civile in perfetto stile gandhiano, realizzata esattamente come le assemblee partecipatissime di valle avevano deciso nei giorni precedenti, mentre intorno strepitavano i profeti di sventura.La ragione di questa forza è, tutto sommato, facile da spiegare, per chi abbia anche solo messo il naso in valle: perché quello della Val di Susa non è un semplice movimento, nel senso genericamente politico in cui si è soliti usare questo termine. E’ un popolo, una comunità con legami fortissimi con la propria terra e la propria storia». 

 

LIBIA
IL GIORNALE – “La primavera araba è un buco nero”. (Esteri pagina 17). Fiamma Nirenstein commenta le elezioni tunisine. Secondo la giornalista “la primavera araba è in fase di misteriosa transizione, ha la faccia dell’incertezza violenta e lo scontro millenario tra sanniti e sciti, specie tra Arabia Saudita e Yemen». E prefigura uno scenario nero, o per lo meno grigio per il mondo arabo con una cosa certa «la gratitudine verso il mondo occidentale, piani marshall o meno svanirà presto».

ROM
IL GIORNALE – “Dopo gli occupanti abusivi ci provano anche i rom «Uno stop agli sgomberi» I rom, tramite la portavoce della Consulta rom Diana Pavlovic chiedono una moratoria agli sgomberi per l’inverno. Circa 1000 rom vivono accampati e il piano Maroni prevede la chiusura di quattro campi entro l’anno.

rassegna stampa di vita onlineultima modifica: 2011-10-25T14:26:52+02:00da paoloteruzzi
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