APPELLO DEI RIFUGIATI SOMALI DI TORINO

– Extra Comunitari – InformaLocale –
Informa locale – extra comunitari

Ricevo da Paolo che da tempo si impEgna con i profughi a Torino.
Come sempre quando si ha a che fare con gli “immigrati” (e con i più deboli) questo paese e le sue istituzioni riescono a dimostrare il loro peggio!
Ciao
Fabio

Salve a tuttI

do per scontato che tuttI abbiate seguito sulla stampa la vicenda dei profughi somali di Via Asti.
Venerdì un sit-in ha sbloccato la consegna dei viveri, ferma da tre giorni.
Ieri (sabato) l’assessore all’assistenza del comune di torino, tal borgione marco, afferma su repubblica che i viveri consegnati gli basteranno per alcuni giorni “se non le li vanno a rivendere”.
L’acume politico dell’individuo è noto – ed ha provocato la giusta indignazione dei profughi, i quali domattina (domenica, tra pochissime ore, in verità) terranno un sit-in davanti all’Hotel Principi di Piemonte che ospita in queste ore il presidente Napolitano, per consegnargli la lettera in calce.
E’ un’iniziativa dei somali, protagonisti della loro lotta: la presenza degli italiani sarà solo di supporto tecnico e diplomatico.

A noi italiani e torinesi spetta invece chiedere le immediate dimissioni del suddetto borgione marco, incapace di trattare con una comunità di rifugiati senza offenderla – e vogliamo qui aprire il discorso su come è stata gestita la permanenza dei profughi in Via Asti, sulle associazioni che li seguivano all’ex clinica e perché sono state del tutto esautorate, su come sono stati spesi i soldi stanziati dal governo per l’emergenza profughi in rapporto ai finanziamenti UE, su cosa si intende fare a fine mese quando occorrerà restituire la caserma per altri impieghi. 

E’ molto tardi e domattina sarò con i somali davanti all’hotel di Napolitano – mi impegno a tenervi aggiornati ed a chiedere il v ostro sostegno alle iniziative che seguiranno.

Saluti a tutti


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Signor Presidente,

siamo profughi dalla guerra in Somalia che distrugge le nostre vite dal 1990.

Abbiamo inseguito la speranza attraversando l’Etiopia, il Sudan, il Sahara, la Libia, il mare.

Cercavamo l’Italia, la nostra seconda Patria – la madre delle nostre fortune e sfortune.

Siamo arrivati a Lampedusa, a Brindisi, a Crotone, a Mazara del Vallo.

Siamo stati ingabbiati per mesi nei centri di “accoglienza” – Lei sa di che parliamo.

Ci hanno preso le impronte digitali, e da questo il nostro ingresso in Europa è targato Italia.

Ci hanno congedato con un “Siete registrati, andate pure dove volete”. Ma dove?

Abbiamo attraversato l’Italia, ci siamo spinti fino in Germania, Olanda, Norvegia.

Ovunque abbiamo trovato denunce, multe, diffide, respingimenti.

Da ovunque ci hanno rimandato qui – il trattato di Shengen parla chiaro.

A Torino abbiamo trovato un ricovero autogestito in un palazzo abbandonato ed occupato.

Poi, da settembre, siamo stati ospitati in una ex caserma in Via Asti – che cosa questa rappresenti per Torino Lei lo sa molto bene.

Lì viviamo in 110 – altri 50 dormono sulle panchine di questa città, un’altra decina è ospitata da cittadini sensibili.

Signor Presidente, abbiamo bisogno che l’Italia rispetti i trattati sul diritto d’asilo:

          abbiamo bisogno di case, non di caserme

          abbiamo bisogno di cibo, senza essere accusati di rubarlo e rivenderlo

          abbiamo bisogno di lavoro: siamo giovani e possiamo dare tanto

          abbiamo bisogno di istruzione e di formazione

          abbiamo bisogno di muoverci per Torino senza essere (inutilmente) multati sui mezzi pubblici

          abbiamo bisogno di regolamenti di ospitalità non così oppressivi, come quello che ci esclude da Via Asti se ci assentiamo per 48 ore: e come facciamo a cercarci un lavoro in campagna?

Se l’Italia non è in grado di assisterci, ce lo dichiari per iscritto: così potremo cercare ospitalità in altre nazioni europee.

Se l’Italia non è in grado di assisterci e le altre nazioni europee non ci vogliono, almeno aiutateci a ritornare in Somalia: là abbiamo sempre avuto di che vivere, nonostante la guerra.

Meglio affrontare la guerra là che chiedere l’elemosina qui.

Signor Presidente, noi chiediamo un’Italia rispettosa della Costituzione di cui Lei è il Garante.

Noi siamo un’occasione per applicarla – aiutandoci, vi aiuteremo.

Abbiamo fiducia in Lei e in tutti gli Italiani che ci hanno aiutato fin qui.

                                                                             i somali rifugiati a Torino

Torino, 6 giugno 2010

 


Paolo Salza
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grazie

APPELLO DEI RIFUGIATI SOMALI DI TORINOultima modifica: 2010-06-07T10:45:00+02:00da paoloteruzzi
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