Grandi manovre per il dopo-Berlusconi

Grandi manovre per il dopo-Berlusconi

 
 
 

Pisanu, Scajola, Tremonti, Montezemolo e ovviamente il Signor B. Protagonisti anche oggi di una copione andato in scena un giorno sì e l’altro pure negli ultimi mesi. Berlusconi sotto assedio, si va a votare, forse no, forse nel 2012. I sintomi di malessere dentro al Pdl che si sono manifestati mesi fa, ora si sono trasformati in malattia cronica e l’obiettivo intermedio è il sistema nervoso del partito, oltre che degli italiani. In compenso, sui giornali, si parla anche di:

Il CORRIERE dedica una pagina alla “fronda” di Pisanu e Scajola nel Pdl: nell’apertura si dà conto dei “movimenti” dei due dissidenti con il tono di chi non li sottovaluta, anche se si dice che per ora non esistono documenti che certificano il dissenso ma solo pour parler e ovviamente la cena dei 17. «La partita è in corso», nota Paolo Di Caro, «ma il risultato è ancora molto aperto. È una guerra di nervi». In taglio basso segue dalla prima un pezzo di Gian Antonio Stella sull'”eterna guerra” tra Berlusconi e Tremonti, un «tormentone» che per l’autore «assume le cadenze comiche di quegli scontri tra marionette che facevano ridere i nostri nonni». A pagina 17 infine si dà conto del discorso barese di Luca Cordero di Montezemolo, l’«avvocato» bis come lo chiamano i sostenitori (dice il Corriere) e del suo appello all’Italia «modello Steve Jobs» per ricominciare dopo che «una stagione politica è finita». Un discorso di programma, dice il Corriere, anche se Montezemolo non dà appigli a chi gli chiede di esplicitare la sua discesa in campo: «Sono pronto per la pensione», ha detto ieri a Bari. Scherzava?

LA REPUBBLICA sceglie una doppia apertura: il titolo per Jobs (“Grazie Steve, ci hai cambiati”) e la spalla per la politica italiana: “Pronto il condono I moderati del Pdl verso lo strappo”. I servizi all’interno: “Decreto Sviluppo, Tremonti estromesso e spuntano condono e patrimoniale”. Il varo del decreto slitta al 20 ottobre e intanto filtrano alcune ipotesi allo studio: un condono fiscale nella forma di concordato preventivo e forse anche uno edilizio, oltre che una patrimoniale stabile del 5 per mille. Idea che si fa strada nonostante Tremonti sia contrario («l’Europa non li vuole, non possiamo portarli a riduzione della spesa corrente perché sono entrate una tantum»). Dura la reazione di Bersani («ci mettiamo di traverso») e quella di Bocchino («un ulteriore piacere agli evasori»). Contrario anche l’Udc: «un condono non serve al Paese per crescere, ma caso mai a consolidare l’evasione fiscale» dice Gianluca Galletti. L’ipotesi condono non piace nemmeno alla maggioranza, specie alla “fronda” guidata da Scajola e Pisanu. Quest’ultimo ha spiegato ieri che «questo governo non è in grado di reggere il peso dell’enorme crisi», ne serve dunque uno che sappia unire le forze e mobilitarle. Il gruppo starebbe preparando un documento per chiedere un Berlusconi bis aperto al Terzo polo. Secondo il retroscena di Carmelo Lopapa, i contatti fra i parlamentari della fronda sono quotidiani. Sarebbero quasi una cinquantina favorevoli a quello che Scajola chiama «il governo dei migliori», molti di loro dovrebbero partecipare all’appuntamento di Todi, in cui si ritroverà tanta parte della politica cattolica. Anche su un altro fronte, quello di Italia Futura, si muovono le acque. Ieri Montezemolo in un appuntamento a Bari ha parlato di un «potente risveglio della società italiana. Le donne, i giovani, le associazioni cattoliche, il volontariato, le migliaia di liste civiche… Facciamo in modo che queste energie costruttive non si disperdano» e la sua «associazione» (termine che ha usato al posto di «fondazione») può essere «la casa di tutte le eccellenze civiche». «Scenda in campo il meglio della società civile».

“Governo-lo stallo” è l’occhiello che introduce le pp. 2-3 della STAMPA. Ed è un clima di attesa e di sottotattica quello che si respira mettendo in fila i temi proposti: Un Berlusconi che sembrerebbe attratto dall’ok all’ennesimo condono, un Tremonti che prende le distanze (“Abbiamo idee diverse”, afferma) e un Bossi pessimista (“Non so se arriviamo al 2013”. Scrive Marcello Sorgi: «Il malessere della Lega cresce giorno dopo giorno ed è chiaro che il Senatur sta valutando fino a che punto il Carroccio possa pagare il prezzo di un sostegno al governo che diventa sempre più gravoso»). In questo stallo, sembra prendere corpo, almeno a parole, un gruppo interno al Pdl con un’idea quantomeno politica: “Aprire all’Udc: la richiesta impossibile di Scajola e Pisanu. Pronti quattro emendamenti sullo Sviluppo: «Ci vuole discontinuità»”, è quanto dichiara Claudio Scajola, ancora annoverato tra i fedelissimi del Premier ma ormai esplicitamente alla guida di un gruppo semi-autonomo (pare 30 deputati e 15 senatori) che si incontra, ragiona e presenta emendamenti. «È bene che la nuova fase venga aperta da Berlusconi», dichiara Scajola, «altrimenti passi la mano per completare la legislatura». Un bell’affondo dell’ex ministro che si è messo alla guida di quelli che nel Pdl vengono definiti “i democristiani”, gruppo di cui il secondo padre nobile è Giuseppe Pisanu. Nel Pdl minimizzano, e i più sono convinti che «appena il Cavaliere fischia Scajola ritorna all’ovile, oppure si riducono a 4 o 5».
Sembra satira, ma non lo è, il paginone numero 9, che il quotidiano della Fiat dedica al presidente della Ferrari, che da Bari, dove ha lanciato la sezione Pugliese di Italia Futura, il suo “movimento civico”, lancia il suo manifesto: «No al partito dei padroni». «L’Italia non ha bisogno di partiti dei padroni», chiosa Montezemolo, «né di altre alchimie tecnocratiche o elitarie, ma di un grande movimento popolare, trasversale a tutte le componenti della società». E “incassa l’applauso dei 500 imprenditori e manager locali che lo ascoltano nel salone di un prestigioso albergo barese”, spiega l’inviato del quotidiano. Un grande movimento popolare, insomma.

“Né pace né guerra ma il rischio di una politica «balcanizzata»” è il titolo del consueto punto di Stefano Folli che parte in prima pagina de IL SOLE 24 ORE. «L’ingessatura del meccanismo bipolare aiuta Berlusconi e l’attuale assetto Pdl-Lega a reggersi in piedi. Il che non esclude il collasso finale, addirittura lo rende più probabile, ma senza dubbio scoraggia i giochi parlamentari in stile Prima Repubblica. Lasciando da parte la Lega e le sue contraddizioni, è noto da tempo che nel Pdl ci sono aree di scontenti, disillusi e inquieti. I due personaggi più significativi, Pisanu e Scajola, non fanno mistero del loro malessere, ma nessuno dei due ha lo spirito e la vocazione del congiurato. Tanto più che i complotti che molto preoccupano il premier sono per loro natura improvvisi e imprevedibili. Qui si parla invece di una frustrazione progressiva, il cui sbocco non è chiaro. Sia Scajola sia Pisanu vorrebbero accelerare la fase del dopo-Berlusconi o quanto meno amerebbero riequilibrare la maggioranza al centro. Del resto il fermento del mondo cattolico, riflesso nei giorni scorsi nel discorso del cardinal Bagnasco, ha rafforzato la voglia di guardare avanti (si veda anche l’intervista di Pellegrino Capaldo sul Corriere di ieri). Il problema è che il dopo-Berlusconi al momento è ancora un salto nell’ignoto. Non c’è un Pella all’orizzonte, o almeno finora non c’è. Come non esiste una maggioranza a portata di mano per quando Berlusconi fosse costretto alle dimissioni, mentre in quel caso sarebbe forte il rischio di una vendetta del leader defenestrato. Una politica “balcanizzata”, con uno scenario tipo Far West e lotte spietate fra le correnti dell’ex maggioranza, non è nei voti di nessuno. Certo non di Casini, da molti immaginato come il possibile punto di riferimento del mondo moderato di domani. Ma il leader dell’Udc è il primo a sapere che la destabilizzazione generale sarebbe un suicidio per l’Italia e per le forze di governo».

“Un’altra casa di Scajola”. Questo il titolo dell’apertura della prima pagina de IL GIORNALE dedicata alla presunta “fronda” dell’ex Ministro dello Sviluppo Economico e del senatore Pdl Giuseppe Pisanu. Un tema a cui Vittorio Feltri dedica il suo editoriale che inizia in prima e si conclude a pagina 2. Poca fiducia di chi scrive verso il successo del tentativo di far cadere il governo. «Appare poco credibile che due signori come Scajola e Pisanu riescano a fare ciò che non è riuscito a gruppo organizzati quali l’ex fascista e l’ex comunista». Ma attenzione, in quanto secondo chi scrive non bisogna dimenticarsi che «i congiurati sono democristiani di lungo corso, cresciuto in un partito la Dc in cui la pugnalata alla schiena agli amici era la principale materia di studio» e che Scajola e Pisanu sono «tutt’altro che sprovveduti». Secondo chi scrive non è da sottovalutare il tentivo dei due parlamentari «Chiunque sa che reclutare un drappello di disperati consapevoli di non essere rieletti alle prossime consultazioni non è un’impresa difficile, basta promettere una cadrega in futuro». E poi ci si lancia nel cercare di spiegare i perché della «fronda». Un motivo «elementare», il forte sentimento di rivalsa, uno Scajola «rientrato in politica attiva dopo le vicissitudini ridicole dell’appartamento vista Colosseo» e un Pisanu che « ex ministro e ora bivacca all’antimafia». La possibilità di far cadere il governo che per chi scrive vorrebbe dire nuovo successo politico («per dieci minuti di popolarità c’è chi ammazza la portinaia: figuriamoci due che uccidono il dire: prima pagina e talk show a volontà»). E chi scrive immagina infine la messa in scena di «questo bel drammone» per la votazione sulle intercettazioni, per cui basterebbero una quindici di voti al Senato per far cadere il governo. “Unire le forze migliori, ma per ora l’ex ministro raduna solo i malpancisti” è invece il pezzo di cronaca della giornata i di ieri, che si apre con un eloquente «Scajola cerca casa». Il racconto della cena con l’ex ministro dello Sviluppo economico e 13 deputati e 3 senatori definiti «malpancisti che da tempo chiedono un colpo d’ala a premier e partito, tradotto rottamare questo governo e farne uno nuovo con l’appoggio del Terzo Polo ma soprattutto dell’Udc». Un nuovo esecutivo che i seguaci di Scajola non sanno a chi far guidare, proponendo semplicemente «un tagliando alla machina dell’esecutivo». E chi scrive analizza anche la strategia dell’altro «malpancista pidiellino». Beppe Pisanu. Stesse intenzioni e stessa prudenza con una strategia precisa «la sensazione è che gli scajolani per ora stiano alla finestra ma che abbiano deciso in futuro di muoversi in gruppo anche per contare di più. Tradotto garantirsi in qualche modo le rielezioni, pena staccare la spina al governo».

“Pisanu e Scajola lanciano la sfida: il governo non regge dobbiamo unire le energie migliori”, questo il richiamo in prima che campeggia su AVVENIRE di oggi. Il servizio è a pag 10, firmato da Giovanni Grasso da Roma: «In sostanza il piano sarebbe quello di arrivare a proporre un documento nel quale si chiede il no alle elezioni anticipate e la necessità che il premier faccia un passo indietro per favorire una nuova fase: un governo con chi ci sta per sistemare i conti, promuovere lo sviluppo e fare la legge elettorale. Per ora le firme sicure sarebbero una quarantina ma – prevede AVVENIRE – potrebbero facilmente superare il centinaio». Confinata in taglio basso a pag 12 invece la discesa in campo di Montezemolo: “«Siamo sul burrone. Serve progetto di ampio respiro»”.

In una prima pagina dominata dalla morte di Jobs (titolo “Nell’altro mondo” e grande foto di una delle ultime presentazioni di prodotti Mac con l’immagine satellitare della terra sullo sfondo) IL MANIFESTO relega la politica nazionale nella parte bassa della prima. Il titolo principale del richiamo alle due pagine di politica è tutto un programma: “La fine cafonal di Berlusconi e Co.” e la vignetta di Vauro vale un editoriale. Nel disegno che mostra un Berlusconi in piedi sulla tavoletta del wc che scrive sul muro “forza gnocca” il titolo dice: “Nuovo partito dal predellino… al cesso pubblico”. Un richiamo è dedicato anche a “Tremonti e il premier fanno pace per finta Scajola e Pisanu preparano la crisi”. Due pagine (la 6 e la 7) che si aprono con il titolo “Segnale di fine corsa” sottolineato dal sommario: “Pisanu: «L’esecutivo non regge più». Scajola organizza i suoi. I malpancisti Pdl battono un colpo. Pace Berlusconi – Tremonti. Ma è finta” e ancora in un secondo sommario si ricorda “Napolitano riesuma il governo Pella (1953) per fare l’elogio di un governo di transizione. Che dura cinque mesi”. Nell’articolo si legge: «Non regge più. Al Tg Sky della sera Beppe Pisanu è esplicito come sempre (…) In mattinata, Claudio Scajola, l’altro frondista doc del Pdl, rompe gli ormeggi (…)» e ancora, «(…) La possibilità di  un incidente d’aula è all’ordine del giorno. Tant’è che la maggioranza rimanda prudentemente le occasioni di rischio. Così le intercettazioni: ieri il premier ha fatto uno show, ma in molti gli hanno fatto capire che non è aria. E il probabile voto di fiducia è slittato alla prossima settimana (…) Ma il premier è fuori controllo. Quando entra in aula non si tiene e racconta barzellette senza inibizioni (…)». Si riporta un’osservazione del finiano Briguglio: «Berlusconi e Bossi vogliono arrivare al voto anticipato, ma non lo diranno fino alla fine ai loro parlamentari perché nel Pdl scoppierebbero terrore e caos. Solo i più avveduti di lungo corso Dc, come Scajola e Pisanu, lo hanno capito e comporteranno di conseguenza, basta attendere». 

“Berlusconi non sa se ce la fa” ITALIAOGGI apre la pagina 3 con le parole che Berlusconi avrebbe detto a Montecitorio a microfoni spenti. Il Premier «già sotto assedio esterno, ieri ha puntato l’attenzione sul possibile attacco interno alla maggioranza: la fronda di Beppe Pisanu al Senato e Claudio Scajola alla Camera contro il quale non potrà nulla. Insomma l’idea di Scajola e Pisanu che starebbero lavorando all’ipotesi di un governo istituzionale ,all’apparenza gli suscita ilarità ma in realtà è seriamente preoccupato».

MONTEZEMOLO
ITALIA OGGI– Il quotidiano mette in evidenza che “Tour dei montezemoliani n Campania, Veneto e Lazio. Sta nascendo il partito”. «Il partito di Luca Cordero di Montezemolo sta prendendo corpo. Tramite l’associazione Terra Futura le truppe del presidente della Ferrari si stanno ramificando. In Veneto sono stati attivati contatti con Claudio De Eccher, presidente dell’onimo gruppo edile. In Puglia è sbarcata una costola del think tank montezemoliano affidata alla direzione di Salvatore Matarrese, ex proprietario del Bari calcio. In Campania e in Lazio gli arieti sono Carlo Calende e Andrea Mondello. Nel frattempo Montezemolo deve sciogliere un nodo: lasciare la Ferrari dentro Confidustria oppure seguire l’esempio di Sergio Marchionne». 

WELFARE
CORRIERE DELLA SERA – Nelle pagine di Milano intervista a Giuseppe Guzzetti, presidente fondazione Cariplo, che lancia un allarme: è urgente una riforma del welfare altrimenti i bisogni scoppieranno e «sarà come cercare di fermare il Niagara a mani nude». Guzzetti dice cose non nuove, in fondo, ma la novità è il tono con cui le dice. Nell’ipotesi di Guzzetti servirebbe una reale integrazione e vero coordinamento tra pubblico, aziende e non profit».

AVVENIRE – “Perdita secca”. È questo il titolo dell’editoriale di oggi a firma di Massimo Calvi che mette la lente sulle reti di welfare sussidiario in crisi e anticipa l’inchiesta a pag 5 sul taglio dei fondi per l’assistenza in molte città italiane. Partiamo dall’editoriale: «C’è una grande opportunità che l’Italia sta perdendo, non tanto “a causa” della crisi, ma “nonostante” la crisi. È la possibilità di rimettere in piedi il Paese anche a partire da quel tessuto sociale delle comunità che la lunga (e dispendiosa) stagione del welfare statale e i continui tagli alle risorse per i servizi di prossimità ha lentamente indebolito e sgretolato…Una stagione di crisi drammatica e devastante come quella che stiamo attraversando richiederebbe uno sforzo collettivo in una direzione precisa: rafforzare chi, operando ogni giorno vicino alle persone e alle famiglie, riesce ad aiutarle, comprenderne i reali bisogni, accompagnarle e sostenerle nella fatica dell’esistenza materiale…Parliamo di opere che aiutano 5 milioni di esseri umani e che potremmo continuare a descrivere come miracoli quotidiani dell’economia sociale, ma che tanta gente vera del Paese vero conosce già benissimo perché ne attraversa l’esistenza tutti i giorni. Realtà inserite in una dimensione tipica dei nostri territori e che, con il fallimento della stagione dello statalismo totale, stavano rinascendo nello sforzo di riallacciare le reti delle comunità, di rianimare i tessuti sfibrati della società…La crisi, dicevamo, dovrebbe spingerci a fare in modo che queste centina, migliaia di energie positive sparse ovunque in Italia, possano continuare ad aiutarci – aiutare noi tutti, poveri di soldi e poveri di futuro – a camminare vicini. Invece accade esattamente il contrario. La politica economica e finanziaria nazionale taglia le risorse alle imprese sociali e ne aumenta gli oneri fiscali. La politica locale si agita per la riduzione dei trasferimenti statali ma, anziché fare passi avanti nell’autocritica per gli sprechi o le opere meno necessarie, taglia proprio quei servizi mediaticamente poco visibili, ma necessari e fondamentali anche per un ceto medio sempre più smarrito». Veniamo ora all’inchiesta “«Welfare, il disastro di Napoli si allargherà a tutta Italia»”. Due le voci portanti del servizio. Andrea Olivero del Forum del Terzo Settore e Giuseppe Guerini di Federsolidarietà. Dice il primo: «La situazione è ormai drammatica un po’ ovunque. Le organizzazioni che assicurano i servizi rischiano la chiusura». Gli fa eco il secondo: «L’aspetto più duro dei tagli è che vengono realtà essenziali a causa di politiche sbagliate di riduzione delle risorse».

AFGHANISTAN
IL MANIFESTO – Richiamo in prima “La guerra di Bush, un caos lungo 10 anni” e un’intera pagina sono dedicati al decennale della guerra in Aghanistan “Un disastro lungo dieci anni (e più)” si ricorda “7 ottobre 2001Quel giorno il presidente Bush scatenò la guerra contro i taleban. Dieci anni dopo si conferma il vecchio adagio che in Afghanistan è facile entrare ma molto, molto difficile uscire” un sommario riporta il pensiero degli afghani intervistati «Volevamo stabilità e viviamo nel caos; democrazia e giustizia e abbiamo un governo corrotto». Un secondo articolo è sulla exit strategy “Usa e Nato intrappolati nella palude afghana non sanno che pesci pigliare” recita l’occhiello dell’articolo “La voglia della impossibile fuga”.

CREDITO
AVVENIRE – L’apertura della sezione Economia è appaltata al lancio dei bond solidali per il non profit di Banca Prossima del gruppo Banca intesa. L’iniziativa partirà nel 2012. Le sottoscrizioni potranno essere fatte dai cittadini con la garanzia della Banca.

 
 
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Grandi manovre per il dopo-Berlusconiultima modifica: 2011-10-07T23:13:41+02:00da paoloteruzzi
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