moratti: bat-cocco di bat-mamma

IL CASO


Moratti jr, quella mossa in extremis
per sanare tutti gli abusi della casa

La denuncia di inizio attività attesa da settembre per il loft in stile Batman, dopo i controlli
del Comune, è stata depositata soltanto quando lo scandalo era già scoppiato sui giornali

di ORIANA LISO

La più recente denuncia di inizio lavori sulla Batcasa di Gabriele Moratti è datata 4 marzo 2011. Cioè, l’altro ieri. Per tre volte Gabriele Moratti si è rivolto allo sportello Pratiche edilizie di Palazzo Marino per la sua proprietà in via Ajraghi 30. Per i primi lavori di ampliamento e accorpamento dei quattro laboratori categoria C3, il 4 agosto 2009. Per ottenere il cambio di destinazione d’uso, da laboratorio a commerciale, il 12 agosto 2010. Ma è la data dell’ultima richiesta protocollata negli uffici a stupire: perché l’altro ieri, il giorno 4 marzo, il figlio del sindaco deposita la denuncia di inizio attività (una “dia”) di variante rispetto al progetto del 2009. Il giorno 4, quando sui giornali era già riesplosa la vicenda del loft in stile Batman, e poche ore prima che i finanzieri bussassero in via Ajraghi per ispezionare il presunto loft dell’appena indagato Moratti junior. Pratica numero 3096/2011, stato del procedimento: in corso.

L’edificio ristrutturato da Moratti junior

Bisogna scuotere la matassa ingarbugliata di questa storia proprio partendo da venerdì: perché Gabriele Moratti — o gli architetti da lui incaricati — presenta la richiesta di variante proprio quel giorno? E cosa contiene quella dia? Flashback, 30 settembre 2010. I tecnici dello sportello unico per l’edilizia, accompagnati da un vigile, sono in via Ajraghi. È la seconda volta, dopo luglio, che fanno un sopralluogo nel vasto complesso nato dal frazionamento e dalla riconversione di laboratori artigiani. E se la prima volta nelle unità C 3.13.2 e A 5.15.2 nessuno aveva aperto la porta, questa volta nella proprietà di Gabriele Moratti sono presenti gli architetti Santuccio e Villa Santa, «direttore dei lavori e progettista di fiducia», spiega il verbale di sopralluogo redatto dai tecnici. Che continua: «Premesso che sono in corso delle denunce inerenti la ristrutturazione con cambio di destinazione d’uso da produttivo a commerciale (pratiche 5890/2009 e 6858/2010), che i due progettisti hanno tenuto a precisare che l’immobile è utilizzato come spazio espositivo per abbigliamento multimarca».

IL PERSONAGGIO Il rampollo che fece a pugni con Irvine

Davanti ad alcune irregolarità rilevate dai tecnici rispetto al progetto depositato (e documentate dalle foto scattate quel giorno), gli architetti di fiducia di Moratti jr fanno mettere a verbale che «si è preso atto dell’impegno dei due professionisti a presentare il prima possibile una denuncia di variante».
Peccato che siano passati sei mesi, prima che la denuncia fosse effettivamente depositata in Comune. E peccato che coincidenza voglia che il deposito sia stato fatto l’altro ieri, a vicenda già sui giornali. Le coincidenze sono in effetti una costante, in questa storia. Perché i permessi sulla presunta casa-laboratorio-showroom del figlio minore del sindaco — acquistata nel marzo 2008 dalla società Dadim srl per 260mila euro — date alla mano, sembrano chiesti sempre con un attimo, fatale, di ritardo.

È il 4 agosto 2009 quando Gabriele Moratti fa a suo nome richiesta di accorpare quattro unità a uso laboratorio, fare un ampliamento, ricavare un piano cantina e chiudere lo spazio del patio inglobandolo nei volumi interni. Richiesta per cui paga poco più di 6mila euro di oneri di urbanizzazione. Nel marzo 2010 per Moratti scoppia la grana Hilite: l’architetto Pavanello, quello che ha trasformato il laboratorio in “Batcasa” (sono le sue parole), lo cita in giudizio per mancati pagamenti e nelle carte descrive le variazioni fatte all’interno degli immobili. La vicenda va avanti, diventa di pubblico dominio a inizio luglio.

Il 22 di quel mese i tecnici comunali vanno in via Ajraghi e, come già detto, non riescono ad entrare in alcune delle proprietà (tra cui quella di Moratti). Poco dopo, il 12 agosto, arriva la nuova denuncia di inizio attività (la pratica del 2009, a questo punto, viene dichiarata non ammissibile e unita alla nuova richiesta) che certifica quello che — fino a quel momento — non era stato comunicato agli uffici: il laboratorio è diventato uno spazio commerciale, e per questa variazione Moratti paga sull’unghia 102mila euro. Forse, a quel punto, si pensa che tutto sia finito.

Ma gli uffici del Comune vanno comunque in via Ajraghi il 30 settembre, per visitare anche i 447 metri quadri di Moratti jr. Come ormai si sa, secondo Pavanello alcune quinte posticce avrebbero modificato gli interni. Quel che è certo è che i tecnici e il vigile vedono la piscina (definita “vasca/vuoto”) su cui non si fanno domande — perché in uno “spazio espositivo per abbigliamento” dovrebbe esserci una piscina? — e rilevano alcune irregolarità, ma prendono atto delle promesse dei progettisti: saneranno tutto al più presto.

Ora i legali di Gabriele Moratti dicono che la pratica edilizia «è stata predisposta, presentata e istruita nel pieno e oggettivo rispetto delle norme previste», aggiungono che «i lavori sono tuttora in corso» e che quelli fatti finora «non sono in contrasto con gli strumenti urbanistici e con i titoli edilizi abilitativi». Concludono che «contrariamente a quanto riferito dai media, la destinazione d’uso è commerciale/espositiva e direzionale e non è stata affatto mutata»: in effetti, la destinazione non è cambiata nominalmente (e per legge non poteva diventare abitativa). Ma quello che i magistrati dovranno capire è se ci sia stata una variazione nei fatti: da Bat-esposizione a Batcasa.

moratti: bat-cocco di bat-mammaultima modifica: 2011-03-06T19:51:19+01:00da paoloteruzzi
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