Soldi pubblici ai giornali

(Fonte: Inviatospeciale.com/)

Il sottobosco scandaloso dei beneficati dallo Stato.

In questi giorni allarmate dichiarazioni di una ‘strana’ sinistra hanno gridato alla limitazione della liberta’ di informazione. Il motivo degli strepiti era nella decisione del governo Berlusconi di rivedere il budget che ogni anno viene incassato da imprese editoriali di partito, cooperative, spa ed srl per garantire la pubblicazione di giornali o la produzione di programmi.

Le aziende che godono del ‘sussidio’ statale sono le piu’ varie e strabilianti e le cifre versate sono di tutto rispetto. Alcuni esempi per il 2008 e riferiti a bilanci presentati per il 2007. Per i partiti, ‘Il Campanile nuovo’, ovvero il giornale di Mastella, ha ricevuto 1.150.919 euro, ‘Editoriale Nord’, ovvero la Lega col quotidiano ‘La Padania’, 4.028.363 euro, il ‘Secolo d’Italia di Fini Gianfranco’ 2.959.948 euro, Undicidue, ovvero i ‘Verdi’, 2.510.957 euro, Mrc, il giornale del Prc Liberazione, 3.947.756 euro.

Per le cooperative, ‘International press’, ovvero l’Avanti, 2.530.638, ‘Conquiste del Lavoro’, ovvero la Cisl, 3.346.992 euro, ‘La Cronaca, 2.455.930 euro, ‘Il Manifesto’ 4.352.698 euro, ‘Linea’ 2.530.638 euro.

Si tratta solo di alcune testate, note e meno note. L’intero prospetto dei ‘finanziati’ e’ consultabile qui e la lettura riserva interessantissime scoperte per chi ha il desiderio di imparare come funziona la finanza pubblica italiana.

Aziende sconosciute, quotidiani introvabili, radio misteriose, televisioni fantasma che nel 2008 hanno ottenuto in rapporto alle spese teoricamente sostenute l’anno precedente oltre 250 milioni di euro.

Come funziona il meccanismo? Non e’ poi cosi complicato. Ogni quotidiano sovvenzionabile ha diritto ad un massimo di 1.300.000 euro per spese fisse ed ad una quota variabile legata alla tiratura dichiarata (ma non verificata).

L’inghippo e’ facile, perche’ nessuno verifica la corrispondenza tra reale e dichiarato.

Come e’ giusto che sia, perche’ i gusti sono gusti, e’ del tutto irrilevante la qualita’ del prodotto, cosi come per le spese ‘fisse’ non e’ dato sapere quale sia la correttezza nella retribuzione dei collaboratori, l’uso che si fa delle linee telefoniche, il consumo di cancelleria o i canoni di noleggio delle fotocopiatrici.

La legge che autorizza i contributi pubblici e’ vecchia di venti anni, non prevede l’editoria digitale, internet, l’esistenza dei satelliti, la modernita’. E neppure il ‘buoncostume’ ecologico, perche’ premiando non le vendite, ma la produzione di pubblicazioni, si autorizza uno spreco mostruoso di carta. Nessuno e’ in grado di sapere quanti milioni di copie di giorno ogni anno vengano pagate col denaro pubblico e finiscano al macero. Con buona pace delle foreste.

Accedono al sostegno di Stato solo aziende esistenti da anni o ‘emanazione’ di partiti politici che hanno o hanno avuto rappresentanze parlamentari. Un club elitario, di affezionati contribuiti, assolutamente indisponibili ad accettare una riforma del settore che invece di sperperare denaro dei contribuenti per difendere rendite di Palazzo o di lobbies permetta di sostenere chi avvia progetti innovativi, assuma con contratti regolari giornalisti e sulla base di selezioni pubbliche, combatta il precariato, applichi metodologie di risparmio e non di spreco, ecc.

Il governo, nell’ultima Finanziaria, ha deciso di limitare la disponibilita’ di bilancio, fissando per il 2010 la cifra disponibile a 264 milioni per le spese sostenute nel 2010 e prevedendo di comprimerla a 195 milioni per l’esercizio successivo.

In realta’ la diminuzione dei fondi segue un accordo con i ‘beneficati’ nel quale si prevedeva un minimo di ‘ripulitura’ del club, lasciando da parte le situazioni piu’ scandalose.

Per una volta il governo Berlusconi si e’ comportato in modo virtuoso, anche se di piu’ era possibile fare. Per esempio, le somme versate sono a copertura di esercizi finanziari riguardanti l’anno precedente, cosi le presunte imprese per disporre di liquidita’ si rivolgono alle banche per farsi anticipare il denaro. Si consideri che solo questa pratica produce sui 264 milioni di euro del 2009 almeno 20 milioni di interessi, una altra cifra enorme buttata via a solo vantaggio dei creditori.

Non e’ imposta l’iscrizione all’Ads, l’Associazione Accertamenti Diffusione Stampa, che facilmente potrebbe controllare la correttezza delle dichiarazioni fatte sulla vendita reale dei giornali, cosi come non c’e’ un corpo di ispezione delegato alla verifica delle copie veramente stampate, incrociando i dati sull’acquisto di carta e sul consumo di quest’ultima nelle tipografie. Non vengono imposte ispezioni cicliche nelle redazioni per valutare la correttezza dei contratti di lavoro o sul versamento dei contributi e neppure indagini a campione per analizzare le voci dei ‘costi fissi’.

Il Far West dell’editoria finanziata, insomma, conviene a tutti, perche’ in quel settore sono compresi in modo assolutamente trasversale partiti o gruppi di pressione di ogni schieramento.

E qui preoccupa l’atteggiamento della sinistra. Invece di chiedere l’immediata moralizzazione del comparto, trasparenza, una riforma che premi le aziende innovative e giovani e progressivamente faccia cessare il sostegno a quelle ‘anziane’ (che si suppone in grado di reggersi da sole) si e’ gridato alla ‘limitazione della liberta’ di espressione’.

Insomma, si e’ nascosto un groviglio di privilegi, consuetudini e rendite ereditarie dietro una battaglia per un diritto civile. Il governo, nel frattempo a corto di denaro, ha congelato la cifra da ‘dedicare’ al club dei beneficati, ma neppure ha imposto immediate regole di controllo, anche perche’ non sono pochi i soggetti che gravitano nella sua orbita ad essere coinvolti nella copiosa elargizione di fondi.

Ed i giornali ‘seri’ di sinistra, L’Unita’, Liberazione, il Manifesto (che da soli hanno incassato oltre 14 milioni di euro), non si sono immediatamente dati un codice di trasparenza, affidando a tecnici esterni la verifica imparziale del proprio operato.

Forse se invece di gridare allo scandalo lo avessero fatto sarebbero stati non solo al di sopra di ogni sospetto, ma avrebbero per davvero combattuto una battaglia per la liberta’ di stampa.

Provvederanno?

(Tratto da: http://www.inviatospeciale.com/)

ciao

Soldi pubblici ai giornaliultima modifica: 2010-02-21T01:40:30+01:00da paoloteruzzi
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